«Lo dobbiamo fare per le persone del paese, perché un principio fondamentale di una cooperativa di comunità è mettersi a disposizione della comunità». Succede così che a Tufillo il negozio di alimentari riapre grazie all’impegno della cooperativa di comunità, fatto per nulla scontato. Chiusura e riapertura di attività commerciali sono frequenti nei grandi centri, ma in un piccolo paese dell’entroterra quando una serranda si abbassa spesso è per sempre o quasi, soprattutto in un’epoca contraddistinta dal dibattito sull’irreversibilità di alcune dinamiche delle aree interne.

A Tufillo, il negozio di via Indipendenza ha chiuso dopo decenni di servizio ai cittadini. Gli storici proprietari lo avevano ceduto a una nuova residente nel maggio del 2023, questa, però, l’anno scorso, è dovuta tornare in Germania e l’attività è andata avanti al regime minimo grazie all’impegno dell’unica dipendente.
Nasce così l’idea della cooperativa di comunità L’Alveare – fondata nel 2018, oggi conta 43 soci – di rilevare il negozio. Una decisione non facile, ma frutto della consapevolezza che il suo venir meno avrebbe comportato ulteriori disagi per la popolazione, soprattutto per quella più avanti con l’età. «Non era un investimento programmato – ci racconta Marialaura Ottaviano, presidente della cooperativa e che è anche titolare dell’unico bar del paese – A me spaventava moltissimo perché è un investimento dall’esito incerto, ma poi ci sono state circostanze favorevoli. La proprietaria precedente ci è venuta incontro in un modo quasi impensabile, sia a livello economico, sia sotto tutti gli altri aspetti». Anche in queste “circostanze” si ritrova la consapevolezza comune della necessità di evitare un impoverimento dei servizi.

«Parlandone tra noi – continua Ottaviano – abbiamo capito, inoltre, che alcuni soci potevano essere interessati alla gestione e a occuparsene sotto tutti i punti di vista. La ragazza che ci lavorava precedentemente, Francesca Capitanio, ha espresso l’intenzione di continuare, così ci siamo tranquillizzati».

Per il nuovo corso del negozio, sono passati sei lunghi mesi a causa delle difficoltà burocratiche con la Germania, ma dopo tre settimane di chiusura a giugno, per risistemare i locali, e rifornirsi, il 18 dello stesso mese c’è stato il passaggio ufficiale alla cooperativa e il 3 luglio, finalmente, le porte si sono riaperte: «Abbiamo deciso di aprire il prima possibile per garantire questo servizio ai paesani. Il nostro obiettivo è renderlo un po’ più particolare rispetto al classico negozio di paese, ma lo faremo nel corso del tempo. Possiamo già annunciare un ulteriore servizio, la cargobike elettrica per la consegna della spesa a domicilio».
Oggi la presidente Ottaviano è felice della scelta: «Lo sono molto perché è un risultato che ci è costato, ma è soddisfacente. Vedere le persone che entrano al negozio e che ci ringraziano per quelle che abbiamo fatto è molto bello».


A occuparsi di tutta la gestione, ricerca nuovi fornitori e realtà territoriali con le quali entrare in contatto è Michele De Ceglia che a Tufillo è arrivato insieme alla compagna, Rosanna, un anno fa da Verona, dove ha lavorato per tanti anni nell’organizzazione aziendale di multinazionali e realtà medio-grandi.
«La scelta che abbiamo fatto – ci racconta – si basa su un principio fondamentale della cooperativa che è mettersi a disposizione della comunità locale. Chiudendo questo negozio non c’era nessuno disposto a rilevarlo, per quanto sappiamo. Ci siamo chiesti, “Se chiude cosa succede alle persone del paese, in particolare alla fetta di popolazione molto anziana che vive da sola?”. Abbiamo così deciso che bisognava farlo per la comunità di Tufillo, perché il senso di comunità ce lo chiede. Ci siamo fatti i conti, la precedente titolare ci è venuta incontro. Poi ci abbiamo messo del nostro».

Sono stati giorni concitati in cui il locale è stato “stravolto” e durante i quali tutti hanno dato una mano, anche i più piccoli. «Ci sono tanti sviluppi che abbiamo in mente di fare pian pianino: l’introduzione di nuovi prodotti compatibilmente con le risorse economiche e andare anche verso un senso diverso della cultura del cibo inserendo prodotti locali, dei territori limitrofi abruzzesi e molisani. Oggi la chiamiamo “La Bottega”, stiamo ancora scegliendo il nome e a breve la battezzeremo, dovrà essere anche un luogo di aggregazione: persone che non vengono solo a fare la spesa, ma anche perché ci si può sedere e fare quattro chiacchiere, è un arricchimento, un valore aggiunto e si affezionano. A me non conoscevano, nel giro di qualche giorno già i clienti sono passati a un tono meno formale. Siamo aperti tutto il giorno ed è un fatto che conta molto in un piccolo paese, la gente ce lo conferma. Prossimamente ci sarà una nuova insegna, intanto i clienti vengono accolti dallo striscione della cooperativa che, e a settembre pensiamo di fare un evento inaugurale con musica e divertimento per tutti».
La nuova vita della Bottega, in attesa del nuovo nome, è appena iniziata, ma è già una prova che, in fondo, nelle aree interne si può tentare a combattere la presunta irreversibilità di un destino ancora da scrivere.