Pro Vasto salva, riecco Esposito: «A testa alta e con coscienza pulita. Noi lasciati soli da tutti»

In casa Pro Vasto sono ore di felicità vista la salvezza raggiunta ai playout dopo aver chiuso la stagione regolare con 35 punti. Un’altra stagione complicatissima, per infiniti motivi, riuscendo però a centrare l’obiettivo minimo, seppur tra mille difficoltà.

All’indomani della salvezza, dopo mesi di assoluto silenzio, attraverso una lunga lettera, è tornato a farsi sentire Raffaele Esposito, ex patron biancorosso e in sella alla Pro Vasto fino a metà ottobre. Dopo 7 mesi ha voluto ripercorrere il suo anno a Vasto:

«Fine del campionato, inizio della verità: la mia esperienza alla Vastese Calcio. Dopo mesi di silenzio e lavoro incondizionato, sento il dovere – umano e morale – di raccontare quanto vissuto nel mio percorso con la Vastese Calcio. Ho atteso la fine del campionato per rispetto della squadra, dei tifosi e della città, ma ora è tempo di chiarezza. Sono arrivato a Vasto con un amico e collaboratore fidato, Antonio Palermo. Fin dal primo incontro con l’allora presidente Bolami, la situazione appariva critica. Ma spinti dalla passione per il calcio e dalla convinzione che Vasto meritasse una squadra all’altezza della sua storia, abbiamo deciso di andare avanti. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo portato professionisti di livello nazionale, investito tempo e risorse personali, affrontando ogni sfida con impegno e dignità. Il nodo principale, purtroppo, è stato il mancato pagamento dei calciatori. Una ferita profonda, che non giustifico ma che va spiegata: Bolami ci aveva garantito il saldo delle spettanze, millantando pagamenti e promesse di sponsor. Alcuni di questi, contattati da noi direttamente, ci hanno addirittura minacciato di denuncia, affermando di non aver mai preso impegni economici. Nessun imprenditore locale ha accettato di supportarci. La risposta è sempre stata la stessa: “Dimostrate di salvare il titolo, poi ne parleremo”. Un atteggiamento attendista che ha chiuso ogni porta. Anche l’amministrazione comunale ha mostrato un’apparente disponibilità, ma nei fatti non ha mai mosso un dito. L’assessore allo sport, in particolare, si è sempre mostrato distante, definendo il titolo sportivo una “fetecchia”, salvo poi pretendere garanzie e carte ufficiali sulla nostra gestione, senza offrire in cambio alcun tipo di sostegno. Nel frattempo, mentre cercavamo soluzioni alternative, ci siamo avvicinati al titolo del Casalbordino. Nonostante l’interesse iniziale, ci è stato riferito che era già stato promesso ad altri. Da quell’operazione è nata la Pro Vasto, in un contesto che ha visto due squadre d’Eccellenza convivere nello stesso territorio. Il progetto di un’unica squadra cittadina ha subito uno scossone con l’esclusione forzata di Marco Castelluccio, dipinto da alcuni come una figura “incompatibile”. Al contrario, Castelluccio si è dimostrato l’unico vero signore di questa vicenda, cedendomi il titolo in totale fiducia. Fiducia che, col senno di poi, ho tradito – e di cui mi sento responsabile. Inoltre, ad inizio stagione con la Pro Vasto, ci siamo occupati personalmente dell’alloggio dei ragazzi, prendendo in gestione un B&B dove hanno soggiornato 23/24 atleti. La struttura era gestita direttamente da noi, e tutte le spese – comprese le mensilità – sono state sostenute fino alla fine di ottobre. Al momento della nostra uscita, l’unica richiesta avanzata era quella di regolarizzare i rapporti con la proprietà del B&B, una richiesta più che legittima. Purtroppo, anche in questo caso, nessuno ha preso in carico la situazione, lasciandomi esposto e in forte imbarazzo nei confronti dei proprietari, con i quali mi sono ritrovato a dover fronteggiare lamentele e danni addebitati ingiustamente a me. La verità è che non si voleva Castelluccio. Ma neanche me. Non si voleva nessuno. Si voleva un titolo “pulito”, da gestire in solitaria. E così è partita un’opera sistematica di delegittimazione, isolamento e logoramento, sia economico che psicologico. Contestazioni, mancanza di supporto, pressioni continue. Fino all’epilogo: mi è stato detto che anche io dovevo farmi da parte, “altrimenti nessuno si avvicina”. Il risultato? Il titolo sportivo è stato acquisito a costo zero. E chi ha dato tutto – come il direttore generale Sabatino e il direttore sportivo Palermo – è stato cacciato senza alcuna riconoscenza. Non cerco vendette né compatimenti. Ma la verità, quella sì. Perché chi ha agito nell’ombra, chi ha lavorato per distruggere, chi ha messo sé stesso davanti alla città, non avrà mai un lieto fine. Il tempo, e il campo, sono giudici imparziali. Ringrazio chi ha creduto in me, anche solo per un istante. A testa alta, con la coscienza pulita».

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