Tinari: «Sentenza conferma ciò che sapevamo. Penso sempre a Jessica, la mia vita è cambiata»

«La sentenza conferma quello che abbiamo sempre detto noi familiari delle vittime: c’era un rischio valanghivo che si poteva prevedere e la strada andava sgomberata per consentire alle persone di andarsene». Mario Tinari non è sorpreso dalle motivazioni addotte dalla Cassazione al verdetto del 3 dicembre scorso sulla tragedia dell’hotel Rigopiano. I giudici della Suprema corte, accogliendo in parte le richieste dell’accusa, hanno disposto l’appello bis per dieci imputati. Il processo si svolgerà davanti alla Corte d’Appello di Perugia.

Da sinistra, Mario e Antonio Tinari, papà e zio di Jessica

Mario e la moglie Gina hanno perso la loro Jessica, morta sotto le macerie insieme al suo ragazzo, Marco Tanda, primo pilota della Ryanair. «Quello che ho sempre voluto sapere – dice il papà della giovane estetista di Vasto – è di chi fosse la responsabilità della catena di errori e di omissioni che hanno causato la tragedia. Non sono contento se qualcuno va in galera, ma questa sentenza deve servire da esempio per chi verrà dopo e avrà la responsabilità di gestire la cosa pubblica».

Jessica e Marco avevano 24 e 25 anni. Stavano per andare a vivere insieme. La famiglia si stava allargando, perciò i genitori di lei avevano deciso di far ristrutturare casa. «Cerco di non pensare, ma la mente è sempre lì. Tutti i giorni vado al cimitero a trovare mia figlia. Da quel momento, la mia vita è cambiata».

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