Ancora una serata nera per i pendolari di questa parte d’Abruzzo: due ore di ritardi e, soprattutto, passeggeri lasciati in stazione senza un’alternativa per tornare a casa. È successo ieri con i primi problemi sulla linea Pescara-Bari registrati già dopo le 18 che hanno costretto il treno regionale delle 18.05 da Pescara a fermarsi alla stazione di Fossacesia.
Alle 18.40 il primo avviso da parte di Trenitalia (che solo qualche giorno fa annunciava la fine dei lavori di potenziamento della linea, LEGGI), sul proprio sito web, in cui veniva citata la sospensione della circolazione per accertamenti tecnici sulla linea a Casalbordino. Da quanto si è appreso in seguito, il macchinista di un FrecciaRossa avrebbe avvertito un urto fermandosi; il personale ha notato del sangue e per questo è stato necessario procedere ai dovuti controlli. Da questi è emerso che si sarebbe trattato di un investimento di cinghiale.
Numerosi i treni coinvolti dal disagio, tra questi anche tre FrecciaRossa (due da Milano a Lecce e quello da Bari a Milano).
Il principale disagio è stato quello vissuto dai pendolari dei treni regionali. È il caso, ad esempio, di quello partito alle 19.05 da Pescara centrale e diretto alla stazione Vasto-San Salvo che si è fermato nella stazione di San Vito. I passeggeri sono stati fatti scendere con la “promessa” di autobus sostitutivi. Qui la situazione ha preso una piega a dir poco assurda: come raccontano alcuni dei pendolari, il treno è tornato a Pescara e gli autobus sostitutivi non sono mai arrivati; nello stesso lasso di tempo, sul sito di Trenitalia sono state annunciate le limitazioni di percorrenza di alcuni treni.
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Dopo quasi due ore al freddo, quindi, i pendolari, senza alcuna informazione, hanno dovuto provvedere autonomamente a cercare un’alternativa per tornare a casa, chi chiamando un taxi (quindi con un’ulteriore spesa), chi contattando amici o parenti. Una situazione grottesca per i passeggeri, lavoratori e studenti che quotidianamente prendono il treno alle prime ore del mattino e che, ieri, hanno fatto ritorno a casa dopo le 22, solo dopo aver cercato autonomamente un’alternativa.
«Stamattina, essendo pendolare, ho chiesto al controllore se questo è un modo di trattare le persone o Trenitalia ha una responsabilità sociale nei confronti chi trasportano – racconta una passeggera lasciata a piedi, A.A. – Mi è stato risposto che bisogna assicurarsi che i viaggiatori possano proseguire il viaggio, cosa che non è stata fatta. I guasti ci possono essere ma non si può lasciare gente a piedi, di sera, al freddo, senza informazioni e senza mezzi. Ognuno si è dovuto gestire come ha potuto».