Gli invisibili rischi del cambiamento climatico

Osservando la società in cui viviamo e operiamo, emergono le diversità che caratterizzano alcuni suoi aspetti e le affinità che ne connotano e legano altri. Parlando delle affinità, non sempre facciamo riferimento alla loro positività, in quanto capita anche di individuare legami tra fenomeni non utili e vantaggiosi e il seguente ne è un esempio: il riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti climatici. A cosa può essere affine?

Possiamo considerare questo fenomeno comune al mondo intero, perché è “tipico” di quasi tutti i Paesi e le cause sono individuabili all’interno di una cerchia non eccessivamente ampia. Talvolta, affrontando discorsi di questo genere, finiamo per deviare il discorso, scegliendo di trattare altro solo perché tali problemi appaiono astratti e non reali: è questo il motivo per il quale l’umanità intera si trova a far fronte una sfida invisibile.

In verità, prestando attenzione e rendendoci consapevoli della corrente situazione, riusciamo anche a trovare le risposte relative ai quesiti più diffusi: qual è il motivo che ha determinato l’innalzamento delle temperature dell’atmosfera e delle emissioni di anidride carbonica? Innanzitutto, è opportuno premettere che i processi di avvio e svolgimento di tale degrado sono stati determinati dall’uomo e riconducibili soprattutto agli ultimi 150 anni. Sono proprio questi fattori ad aver spinto i vari Paesi a prendere posizione e cercare di recuperare “l’insalvabile”, impiegandoci, però, più del necessario.

Parlando del surriscaldamento del pianeta su scala globale, esattamente a cosa si allude? Molti studi hanno dimostrato in modo risolutivo che l’innalzamento delle temperature medie si è verificato a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Questo fenomeno, comunemente chiamato “surriscaldamento globale”, è in realtà definito da scienziati ed esperti “cambiamento climatico antropogenico” perché causato, appunto, da attività umane.

Finora, tra gli innumerevoli dati presenti su Internet, questi due sono tra i più forti: il 2019 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, con un aumento medio della temperatura globale di circa 1,1°C rispetto all’era pre-industriale; il 12.85% è il tasso del calo del ghiaccio artico per decennio. Possono sembrare semplici numeri, invece stanno determinando le sorti del mondo intero. Il surriscaldamento globale sta provocando un aumento dei cambiamenti nell’andamento delle precipitazioni, negli oceani e nei venti in tutte le regioni del mondo; in alcuni casi si tratta, purtroppo, di cambiamenti irreversibili. Facciamo riferimento ad eventi meteorologici estremi: ondate di calore, siccità e alluvioni.

Volendo fornire dati più precisi, è almeno dal 1970 circa che il pianeta Terra è in uno squilibrio energetico: la quantità di energia proveniente dal Sole, che entra dalla parte superiore dell’atmosfera, è superiore a quella che ne fuoriesce. Inoltre, il surriscaldamento della terra si è verificato ad un ritmo più veloce della media globale e questo ha inevitabilmente determinato conseguenze sull’ecosistema umano. Avendo appurato che il clima della Terra è tuttavia cambiato in modo significativo negli ultimi 150 anni, è estremamente importante capire più nello specifico quali sono le cause di questa anomala variazione in un periodo di tempo così breve.

Le temperature sulla Terra sono vivibili grazie ad un processo naturale chiamato “effetto serra”. Nell’istante in cui le radiazioni del sole raggiungono la nostra atmosfera, alcune vengono riflesse nello spazio, mentre altre passano e vengono assorbite dalla Terra, facendo sì che la superficie del nostro pianeta si riscaldi. Il calore della Terra viene tuttavia irradiato verso l’esterno e assorbito dai gas presenti nell’atmosfera terrestre, chiamati “gas serra”. Questi ultimi impediscono che il calore si dissipi nuovamente nello spazio e mantengono la temperatura media della Terra a circa +15 °C invece che a -18 °C.

Nel corso dell’ultimo secolo, gli esseri umani hanno immesso nell’atmosfera più gas serra, aumentandone così il relativo effetto. Tra tutti, l’anidride carbonica è il gas maggiormente responsabile del surriscaldamento, soprattutto perché maggiormente presente. Il surriscaldamento globale è, inoltre, dovuto alla crescita della popolazione globale e ai cambiamenti nel consumo pro capite di cibo, mangimi, fibre, legname ed energia. Questi ultimi dati provengono dalle ricerche condotte dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), ovvero il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. Da ciò comprendiamo il determinante ruolo dell’uomo all’interno di queste tragiche trasformazioni, di cui siamo riusciti a prenderne consapevolezza solamente attraverso le concrete conseguenze di questi ultimi tempi.

Il cambiamento climatico sta alterando non solo l’ambiente in cui viviamo, ma anche l’economia, le comunità e, non ultima, la nostra salute.

Il cambiamento climatico sta alterando non solo l’ambiente in cui viviamo, ma anche l’economia, le comunità e, non ultima, la nostra salute. Tra gli effetti più gravi annoveriamo senza dubbio: lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare a causa dell’espansione dell’acqua a temperature più calde; l’aumento dell’intensità e della frequenza di fenomeni meteorologici estremi come uragani, inondazioni, siccità e tempeste; la scarsità d’acqua in alcune zone; stagioni meno affidabili e prevedibili; distruzione delle barriere coralline; perdita degli habitat, biodiversità, ecosistemi ed estinzione di specie; aumento delle malattie. Per quanto numerosi, questi sono solo alcuni dei molteplici problemi che si stanno verificando e, se decidessimo di non agire e lasciassimo invariati i nostri comportamenti, si aggraverebbero ulteriormente.

Ci viene chiesto di collaborare per rendere la nostra società nuovamente vivibile, protetta e ricca di diversità

Se analizzassimo per un attimo il problema, capiremmo che non ci viene richiesto di fare chissà quali rinunce o di privarci dei nostri bisogni, ma ci verrà piuttosto chiesto di collaborare per rendere la nostra società nuovamente vivibile, protetta e ricca di diversità. Tra le azioni più significative che ogni individuo può fare per contribuire al miglioramento di questo fenomeno annoveriamo: la riduzione dell’utilizzo di materiali monouso e la riutilizzazione di ciò che si acquista; cercare di scegliere marche di moda sostenibili; acquistare prodotti locali.

Per quanto riguarda, invece, il ruolo ricoperto dall’ Unione Europa, quest’ultima ha adottato una legislazione ambiziosa che coinvolge molteplici settori per attuare i suoi impegni internazionali in materia di cambiamenti climatici. I Paesi dell’UE hanno fissato obiettivi vincolanti in materia di emissioni per settori chiave dell’economia al fine di ridurre in modo sostanziale le emissioni di gas a effetto serra.

Rispetto agli ultimi aggiornamenti, nell’aprile 2021 il Consiglio e il Parlamento hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla normativa europea sul clima che mira a introdurre nella legislazione l’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030. L’accordo è stato approvato dai ministri dell’UE nel giugno 2021.

Se da un lato questa maggiore ambizione in materia di clima richiederà la trasformazione dell’industria dell’UE, dall’altro permetterà di:

  • stimolare una crescita economica sostenibile
  • creare posti di lavoro
  • produrre benefici per la salute e l’ambiente a vantaggio dei cittadini dell’UE
  • contribuire alla competitività mondiale a lungo termine dell’economia dell’UE promuovendo l’innovazione nelle tecnologie verdi.

È vero, purtroppo il cambiamento climatico non si può completamente più fermare ed è pressoché inevitabile che nel corso di questo secolo la temperatura aumenterà di un altro grado. Possiamo, però, limitare il cambiamento climatico a livelli non catastrofici, a cui l’adattamento è ancora possibile anche grazie ai progressi della scienza e della tecnologia.

Pertanto, il primo passo è sicuramente quello di diffondere il più possibile il tema dei cambiamenti climatici e renderlo una priorità nelle strategie d’impresa.

Benedetta Argentieri

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