Grande attesa a Furci per l’inaugurazione del Vicolo dei desideri, iniziativa dell’Archeclub che in questo modo intende valorizzare un luogo del borgo antico con una installazione temporanea in occasione del Natale.
L’associazione di Furci, nata con l’obiettivo della riscoperta del territorio e delle sue tradizioni, spiega che Vicolo dei Desideri è «un’operazione d’arte relazionale, che consta nella realizzazione di un insieme di pratiche artistiche negli spazi pubblici, il cui obiettivo principale è sviluppare contesti sociali e relazioni interpersonali attraverso azioni, eventi o oggetti che diventino catalizzatori di tali processi».
«Abbiamo chiesto ai nostri concittadini di scrivere, come si faceva da bambini, un loro desiderio su un bigliettino, che abbiamo preparato allo scopo di creare un luogo magico dove collocare i desideri: una installazione artistica, che raccogliesse un unico desiderio collettivo, quello della nostra comunità. Il 27 dicembre alle ore 18 inaugureremo il vicolo con una festa dove si potranno mangiare pallocche cacio e uovo, scrippelle dolci e salate, si potrà bere per riscaldarsi, ascoltare buona musica dal vivo e se ci scappa qualche ballo perché no?».
«L’idea di trasformare un vicolo antico in un’installazione luminosa ha anche un valore simbolico: la luce come desiderio che anche nei momenti più bui si possa accendere la speranza in un mondo migliore. I cittadini potranno entrare nell’installazione artistica, leggere i desideri appesi al soffitto del vicolo, conoscere meglio i propri concittadini e sentirsi più una comunità. Nei piccoli borghi ci si conosce tutti, ma spesso solo superficialmente, esporre e conoscere i desideri avvicina le persone».
«Abbiamo scelto di collocare il vicolo dei desideri nel centro storico, perché è la parte del paese maggiormente colpita dall’abbandono e dallo spopolamento, dove sono sparite le attività commerciali, un luogo separato e poco vissuto dai cittadini. Valorizzare il territorio significa anche creare identità e non disperdere il patrimonio di umanità del paese. L’arte quindi non crea solo bellezza ma evoca l’immaginario collettivo passato, presente e futuro».