Di cosa parliamo – In un’intervista rilasciata a Chiaro Quotidiano [LEGGI], Carla Zinni (FdI), assessora comunale di Casalbordino, chiede di istituire la Grande Vasto, una nuova città che unisca Vasto, San Salvo e i comuni limifrofi, rilanciando, di fatto, un progetto mai attuato, di cinquant’anni fa. Fu il Piano Kurokawa a proporre la fusione. Su quel Piano regolatore redatto dall’urbanista giapponese, Chiaro Quotidiano ha pubblicato nell’ottobre 2023 articolo e video, che vi riproponiamo oggi, in occasione del riemergere della proposta.
Se per il futuro di Pescara, Montesilvano e Spoltore «il dado è ormai tratto» e la data del 1° gennaio 2027 (quando si completerà la fusione tra i tre Comuni) è «irreversibile», da queste parti i dadi sono stati ritirati subito dopo essere stati lanciati. Parliamo del Piano Regolatore Intercomunale, un progetto oggi dai tratti leggendari, commissionato dai Comuni di Vasto (sindaco Nicola Notaro) e San Salvo (sindaci Renaldo Altieri e Renato Artese) poco meno di 50 anni fa (1974-1975) per uno sviluppo armonico del territorio e rimasto sulla carta.
Così mentre la Nuova Pescara si candida, con i suoi – futuri – oltre 190mila abitanti, a diventare ancor di più il principale polo attrattore di risorse e servizi d’Abruzzo, il territorio più a sud della regione rischia di avere una voce sempre più flebile in balìa di divisioni e contrasti tra Comuni confinanti su progetti di ampio respiro (basti pensare a quanto accaduto con la SS 16).
Il piano Kurokawa
A cercare di consegnare a questa parte d’Abruzzo una diversa prospettiva di sviluppo fu il prestigioso architetto di Tokio Kisho Kurokawa – scomparso nell’ottobre del 2007 – con quindici collaboratori, per la maggior parte connazionali.
Erano i primi anni ’70, la Siv e la Magneti Marelli che diedero il via alla grande industrializzazione c’erano da una decina d’anni e già s’intravedevano i problemi di una crescita rapida. Gli abitanti in 40 anni (dal 1931 al 1971) passarono a Vasto da 17.101 a 21.154 e a San Salvo da 3.287 a 7.145. Un trend che accelererà notevolmente negli anni successivi, basti pensare alla crescita demografica di San Salvo in 70 anni pari al +358% [LEGGI].
«L’aumento della popolazione e l’espansione degli abitati – scriveva Kurokawa nella relazione del piano – nonché l’interdipendenza che si è creata fra i due comuni in seguito al piano di industrializzazione hanno reso urgente lo studio di un nuovo piano regolatore intercomunale che collegasse i due comuni e desse unità a tutta la zona». L’interdipendenza e la necessità di unire armonicamente i due Comuni sono concetti che tornano ripetutamente nelle parole dell’architetto: «Si ha l’impressione che nel piano di industrializzazione finanziato dalla cassa del mezzogiorno i due comuni siano da considerarsi come un’entità unica per quanto riguarda i loro piani di sviluppo. È necessaria una linea di programmazione che sia il risultato del contributo di entrambi».
Previsioni nipponiche
Per rendere effettiva quell’unione il Pri (Piano Regolatore Intercomunale) – incentrato sullo «sviluppo organico ed equilibrato tra agricoltura, industria e turismo» – prevedeva la costruzione di «una nuova città in una zona a metà strada tra i due comuni». La new town si sarebbe dovuta edificare tra Montevecchio (dove avrebbe trovato spazio anche il nuovo cimitero) e Pozzitello, terreno, quest’ultimo, che in un ipotetico futuro ospiterà il nuovo ospedale. A proposito di strutture sanitarie, Kurokawa scriveva già nel 1974: «È necessario pensare alla costruzione di un nuovo ospedale capace di venire incontro alle esigenze che si prospettano sulle basi di questo piano intercomunale. L’attuale capienza di 200 letti è insufficiente, crediamo sia necessario portarli a 700».
Ma le intuizioni del professionista giapponese andavano anche oltre citando temi che ancora oggi tornano periodicamente nel dibattito pubblico senza trovare mai reale applicazione: le fognature «non sufficienti» di Vasto Marina, gli scarichi a mare, un nuovo stadio per Vasto da costruire nella zona dell’Incoronata (in una grande area verde insieme ad altre strutture sportive e sociali), una variante alla Statale 16 «già prevista, non essendo più concepibile un attraversamento di Vasto Marina anche in previsione dei futuri sviluppi previsti». Nella documentazione c’è anche l’idea di una passeggiata che sfruttasse il tracciato ferroviario da dismettere sulla costa, praticamente un embrione della Via Verde.
Proprio il “verde” è una delle parole d’ordine nel Pri: 235 ettari da destinare a verde pubblico (tra cui una grande fascia collinare panoramica) e parchi pubblici per 56 ettari. E di parchi, per San Salvo, ne viene citato uno lungo il torrente Buonanotte con aree sportive all’interno (altro progetto, “percorso salute”, che da decenni riappare nel dibattito).
«I vari abitati saranno collegati tra loro da zone di verde pubblico, aree sportive, verde privato», si legge nel Piano, un principio ancor più attuale in quest’epoca e che, ad esempio, si può ritrovare nella citata Nuova Pescara il cui studio prevede un grande anello verde di 20 chilometri intorno alla futura città per collegare in modo green le varie zone.
Il progetto di Kurokawa partiva dall’analisi delle conseguenze dello sviluppo industriale, non poteva dimenticare quindi il futuro delle aree produttive anticipando una delle principali criticità odierne: «Si prevede nel prossimo futuro una mancanza di spazio per nuovi insediamenti industriali. La posizione di una nuova area industriale è prevista nelle vicinanze dell’uscita dell’autostrada Vasto Nord, lungo la vallata a nord-ovest della città».
Fiducioso, fin troppo, l’architetto nipponico scriveva: «L’augurio nostro è che l’opera da noi svolta fin qui con impegno e responsabilità sia portata a compimento e sia di aiuto per la realizzazione di un futuro prosperoso».