Di cosa parliamo – A Vasto il centrodestra, dopo aver amministrato dal 1993 al 2006, è all’opposizione da 18 anni. A ogni tornata elettorale è diviso. Lo è stato, di fatto, anche nell’unica volta in cui si è presentato formalmente unito. Nelle scorse settimane Maurizio Santulli, portavoce della lista civica Movimento Vasto, ha provato a smuovere le acque chiedendo un tavolo di confronto per cominciare a scegliere da oggi il candidato sindaco e delineare la coalizione per le prossime elezioni comunali della primavera 2027. Il quinquennio scade nel 2026, ma nel 2021 si votò a ottobre a causa della pandemia, di conseguenza il Viminale ha disposto lo slittamento del voto a una data compresa tra il 15 aprile al 15 giugno 2027. Il coordinatore di Forza Italia, Antonio Monteodorisio, non ha escluso le primarie per la scelta del candidato sindaco del centrodestra [LEGGI]. Secondo il coordinatore cittadino di FdI, Piernicola Carlesi, «le primarie non mettono insieme ciò che non sta insieme. Il centrosinistra ha sempre vinto con pezzi di centrodestra» [LEGGI]. In questa intervista, l’ex sindaco (nel 1993 e poi dal 1994 al 2000) e presidente del Consiglio regionale (dal 2000 al 2005) Giuseppe Tagliente risponde anche a coloro che, nel centrodestra, lo ritengono tra i responsabili delle spaccature.
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Presidente Tagliente, nel centrodestra c’è chi chiede di avviare un confronto per formare la coalizione e chi non disdegnerebbe le primarie per scegliere il candidato sindaco. Sono maturi i tempi per avviare un tavolo politico?
«Il confronto politico all’interno di una coalizione andrebbe fatto giorno per giorno senza aspettare. I tempi sono sempre maturi e non bisogna aspettare la vigilia delle elezioni per avviarlo. Vedo invece discrasie e distinguo all’interno della compagine consiliare che mi inducono a pensare che difetti una cabina di regia».
Dalle elezioni del 2006, centrodestra sempre perdente alle comunali e spesso diviso ai nastri di partenza delle campagne elettorali. Perché le varie anime dell’opposizione non riescono a dialogare?
«Le cause sono tante. Diciamo che il dialogo è stato spesso inquinato da personalismi, rivalità tra partiti, confusione di idee e programmi. Le rivalità, i distinguo si possono superare soltanto se c’è uno sforzo da parte di tutti teso alla ricerca di un comune denominatore, di una visione condivisa, di un programma di sviluppo e di crescita da proporre ai cittadini. In passato si è andati spesso soltanto alla ricerca del candidato sindaco o della formazione di coalizioni pletoriche ed eterogenee di cinque, sei, sette liste, invece di elaborare una proposta politica seria basata su analisi, idee di prospettiva studi e confronti. L’alternativa alla sinistra, che difetta anch’essa di idee ma che può praticare però una politica clientelare, si costruisce così: con un’idea alternativa di città, di territorio. Soprattutto adesso, dinanzi alla marea montante dei problemi che vi si stanno per riversare e penso alla assistenza sanitaria ridotta al lumicino; alla crisi dell’automotive che si rifletterà – io dico fatalmente- su questo territorio; alle difficoltà in cui versano il commercio tradizionale ed il turismo. Non ultimo tra questi vedo anche l’annunciata realizzazione della Nuova Pescara, che avrà, come contraccolpo, la marginalizzazione degli altri territori regionali e quindi soprattutto del nostro. Rispetto a tutti questi problemi attuali ed in divenire non vedo, al momento, una proposta politica né di destra né di sinistra per elaborare soluzioni per il territorio. Pensi che qui da noi rischia di passare una proposta di variante alla SS16 che affogherà la Marina e non risolverà il problema del traffico senza che nessuno faccia sentire la sua voce e si confronti con i cittadini. Basta, quindi, con la politica concepita come una partita di calcio tra tifoserie lasciando i risultati al caso od alla speranza. Dimenticando che la stessa speranza, come diceva Sant’Agostino, deve fondare comunque sulla indignazione e sul coraggio».
Nel centrodestra c’è chi dice che lei non voglia lavorare per l’unità della coalizione. Preferisce raggruppamenti civici come Rinnovare, la lista civica a capo della quale divenne sindaco nel 1993?
« A Vasto, come altrove, si è verificato, e da tempo, il fenomeno dell’astensionismo ed in maniera vistosa e preoccupante. Pensi che abbiamo qui da noi un’amministrazione comunale che praticamente governa col consenso di poco più del 25% reale dell’elettorato. Oggi, per avere speranze, bisogna quindi aprirsi alla città, avere voglia di dialogare con quei settori della società civile che non si riconoscono nella politica politicante ed autoreferenziale. Ecco perché sono convinto che bisogna dialogare e dare una rappresentanza ai movimenti civici, alle associazioni, a quelle sacche di popolazione che non si sentono in sintonia con i partiti. Sono fermamente convito di ciò e l’avevo proposto anche nell’ultima elezione comunale, ma non sono stato ascoltato. La mia è la stessa ricetta che ha consentito al centrodestra di Lanciano di vincere in una città che pure era amministrata da dieci anni dal centrosinistra».
Lei rientrerà nell’agone politico prendendo parte alle elezioni 2027?
«Sono anni che non partecipo direttamente ma sono sempre a disposizione per dare un contributo di idee e di esperienza a chi me lo dovesse chiedere».