Dimissioni immediate di presidente e cda e una diffida a procedere con nuove azioni nella realizzazione del biodigestore. Le spiegazioni del direttore generale Manuele Marcovecchio non rassicurano e gli amministratori dei Comuni ormai conosciuti come “dissidenti” che chiedono un passo indietro di tutto il cda, presidente Giuseppe Silvestri compreso.
La richiesta è arrivata a conclusione della conferenza stampa tenuta stamattina dai sindaci di San Salvo, Monteodorisio e Villalfonsina (Emanuela De Nicolis, Catia Di Fabio e Mimmo Budano) insieme ai consiglieri comunali di Fdi di Vasto e Cupello (Guido Giangiacomo, Vincenzo Suriani e Filippo D’Angelo) alla presenza degli esponenti regionali Tiziana Magnacca e Francesco Prospero.
A rompere il ghiaccio è De Nicolis che riparte da due criticità sottolineate da tempo, cda e direttore generale. «Noi sindaci abbiamo l’obbligo di tutelare quella che fu un’intuizione per il nostro territorio – ha detto – Il consiglio di amministrazione non ha rispettato il nostro volere, la Corte dei Conti che mancano le professionalità, quindi questo cda a 5 non ha funzionato e oggi non ha più ragione di esistere». Sul direttore generale, la sindaca di San Salvo introduce un altro elemento: «Nessuno di noi è contro la persona assunta, ci opponevamo già a marzo. Non ci hanno spiegato come sarebbe stato pagato, perplessità sollevate anche dalla Corte dei Conti. Oggi si dice grazie a una razionalizzazione dei dipendenti. Ci chiediamo quanti operai verranno meno».
Altro punto è quello dei fondi Pnrr a rischio. Oltre a quello per l’hub fanghi – che grazie alla trasformazione regressiva sarebbe confermato – i timori riguardano i 20 milioni di euro per il biodigestore: «Qui la concessione è stata trasformata in appalto, abbiamo chiesto pareri ai revisori dei conti che non sono mai arrivati. Nell’ultima assemblea alla quale gli altri sindaci non si sono presentati, si doveva discutere anche di questo».
Inoltre, per questo progetto già avviato è previsto anche un cofinanziamento di 7 milioni di euro «sul quale non sappiamo niente – ha aggiunto il primo cittadino di Villalfonsina, Budano – Chi li mette questi milioni, i Comuni o qualche altro finanziatore? Senza tale finanziamento si mandano in default i Comuni».
La sindaca De Nicolis è poi tornata sul tema aggiungendo che «abbiamo inviato una diffida a presidente e cda dall’intraprendere altre azioni sul biodigestore finché non ci sarà un pronunciamento dei revisori dei conti sul tema».
L’obiettivo dei sindaci è il coinvolgimento nella vicenda degli entri sovracomunali: «Invieremo tutta la ricostruzione dei fatti al presidente della Regione, Marco Marsilio, e ai parlamentari del territorio affinché possano interloquire col Ministero per comprendere l’esatto stato dei finanziamenti, se sono confermati o compromessi».
Quindi, la richiesta di dimissioni: «Il bando per il direttore generale non prevedeva requisiti tecnici, inoltre è stato pubblicato durante le ultime Amministrative, definirlo sospetto è riduttivo. Noi abbiamo detto “no al dg in questa fase”, cioè dopo due bilanci chiusi in passivo. Manca la volontà di confronto, mentre si sono seguiti accordi trasversali, per questo chiediamo dimissioni immediate di presidente e cda», le parole di Di Fabio.
Come detto, erano presenti anche i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia di Vasto che hanno chiamato in causa il sindaco Francesco Menna: «Qui oggi ci dovrebbe essere Menna. Il direttore generale è stato accolto in Comune col tappeto rosso, ma poi sono state prese delle cantonate. C’è bisogno di una soluzione prima delle decisioni della Corte dei Conti – hanno detto Giangiacomo e Suriani – Non è una battaglia di un colore politico. Senza il parere favorevole del Comune di Vasto a certe scelte, non si sarebbe potuto fare nulla, considerato che più del 40% di quote».
Qual è quindi l’obiettivo degli amministratori “dissidenti”? «Vogliamo un amministratore unico», ha detto Giangiacomo che sull’eventualità di un nuovo commissariamento dice: «Non siamo noi a decidere se commissariare o no un ente, ma la nostra volontà è avere un amministratore unico».
Infine, alla domanda se nel ventaglio delle ipotesi ci sia l’uscita da consorzio per tutelare le casse comunali di fronte ai rischi prospettati, De Nicolis e Di Fabio rispondono: «Non lo escludiamo, ma oggi è più forte la volontà di difendere il Civeta e non lasciarlo a questa cattiva gestione».