Suicidio in carcere, i periti della parte civile: «Trotta si poteva salvare»

Sabatino Trotta poteva essere salvato, secondo i periti delle parti civili. I medici Adriano Tagliabracci e Vittorio Fineschi sono stati ascoltati oggi nel processo sul suicidio dello psichiatra pescarese. Il medico si tolse la vita nel carcere di Vasto il 7 aprile del 2021, giorno in cui fu arrestato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Pescara su presunte tangenti per appalti Asl.

Il palazzo di giustizia di Vasto

Stamani, nel palazzo di giustizia di via Bachelet, l’udienza sul filone processuale che riguarda l’agente di custodia Antonio Caiazza. Nei suoi confronti la procura ha ipozittato i reati di omicidio colposo, violazione dell’articolo 40 del codice penale per non aver impedito l’evento e di norme in materia di prevenzione dei suicidi.

Davanti alla giudice monocratica, Stefania Izzi, hanno deposto i due cosulenti medici nominati dalle parti civili, genitori e fratello di Trotta, rappresentati dall’avvocato Ernesto Torino Rodriguez. Tagliabracci e Fineschi hanno evidenziato l’assenza di controlli durante la permanenza di Trotta in cella, precisando che la morte dello psichiatra è sopravvenuta in 20 minuti a causa dell’impiccamento. Secondo i periti di parte, in quel lasso di tempo, sarebbe stato possibile intervenire nel tentativo di salvare la vita al detenuto.

Prossima udienza il 12 marzo, quando saranno interrogati l’agente di custodia e gli ultimi tre testimoni della difesa, rappresentata dagli avvocati Arnaldo Tascione e Marisa Berarducci. Il 23 aprile la discussione con la requitoria della pubblica accusa e l’arringa della difesa.

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