Alla Cassazione l’ultima parola sulla tragedia dell’hotel Rigopiano. Oggi e domani le udienze che porteranno alla sentenza definitiva sul disastro che costò la vita a 11 persone nel resort di Farindola travolto dalla valanga del 18 gennaio 2017. I giudici della suprema corte hanno disposto che si svolgano in trattazione orale per sentire le parti in causa. Poi decideranno se confermare il verdetto di secondo grado, annullarlo, oppure disporre il rinvio a una diversa Corte d’appello per celebrare un nuovo processo. Quattro i ricorsi pervenuti agli ermellini. Il primo è della procura generale dell’Aquila, che ritiene troppo poche le 8 condanne, a fronte di 22 assoluzioni, irrogate in secondo grado, quando è stato anche escluso il reato di disastro. Gli altri ricorsi sono stati presentati dall’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, da due dirigenti della Provincia e dal sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta.
Condanne e assoluzioni in secondo grado
Otto condanne e 22 assoluzioni il 14 febbraio scorso nel processo di secondo grado sulla tragedia dell’hotel Rigopiano. Dopo cinque ore di camera di consiglio, i giudici del capoluogo hanno parzialmente riformato il verdetto di primo grado del Tribunale di Pescara, che aveva condannato cinque imputati e ne aveva assolti 25. Il 18 gennaio 2017 l’albergo di Farindola fu travolto da una valanga che si staccò dal monte Siella. Sotto le macerie morirono 29 persone, altre 11 furono salvate dai soccorritori. Un anno e otto mesi all’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, per falso e omissione di atti d’ufficio. Condannati anche a due anni e otto mesi Enrico Colangeli, tecnico del Comune di Farindola, e a un anno e quattro mesi Leonardo Bianco, dirigente della Prefettura di Pescara. Nel processo di primo grado Provolo, Colangeli e Bianco erano stati assolti dal Tribunale di Pescara. I giudici hanno confermato le condanne inflitte al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, ai dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, al tecnico Giuseppe Gatto e all’ex gestore dell’hotel, Bruno Di Tommaso. Confermate 22 assoluzioni.
Quel 18 gennaio 2017, alle 16,41, un’enorme massa di neve si staccò dal monte Siella e precipitò a valle. Secondo uno studio dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, la valanga percorse 2400 ad una velocità di 27 metri al secondo, circa 100 chilometri orari, portando con sé rocce e alberi fino a sommergere l’albergo. I primi soccorritori arrivarono con gli sci attorno alle 4,30 del mattino seguente. Nei giorni successivi furono salvate 29 persone. Undici le vittime. La tragedia era evitabile? L’hotel andava sgomberato nelle ore precedenti? Sono state messe in atto tempestive misure di soccorso? Questi gli interrogativi cui la magistratura ha dovuto cercare risposte. Ai giudici della Cassazione la decisione definitiva.