«Eri il mio mio punto di riferimento, anche se te ne sei andata troppo presto. Con te è volata una parte di me». Le parole dolci della sorella Giorgia ricordano Gloria Griguoli, una vita spezzata a soli 17 anni nel terribile incidente sulla statale che collega la costa molisana a Campobasso. Giorgia sale alla fine delle esequie sull’altare della chiesa di San Giuseppe, tanto grande, quanto insufficiente a contenere le centinaia di persone che sono rimaste fuori, nella centralissima piazza San Vitale di San Salvo. Due comunità, quella sansalvese e quella triventina, si stringono oggi attorno a lei, a mamma Angela e papà Amedeo. A Trivento è lutto cittadino, con le saracinesche abbassate per 15 minuti. A San Salvo, una folla radunata per le esequie. Sono soprattutto ragazzi che Gloria l’hanno conosciuta e amata. Sono di San Salvo, ma anche di Vasto, i suoi compagni della scuola paritaria che frequentava. Ci sono coloro che ogni giorno entrano nel panificio di famiglia, in via Ripalta. Ci sono i parenti, gli amici, i conoscenti e tanti semplici cittadini che vogliono accompagnare verso l’ultimo viaggio una ragazza che ricordano solare e determinata. A portarla via è stata l’incidente di sabato sera sulla statale 647 Bifernina quando, sul viadotto Ingotte che porta a Campobasso, l’auto guidata dal fidanzato 19enne si è scontrata con la vettura che in quel momento veniva in senso opposto. Per lei non c’è stato nulla fa fare. Il ragazzo, anche lui di Trivento, è ricoverato all’ospedale Cardarelli di Campobasso.
Giorgia ricorda il momento in cui ha capito che Gloria non c’era più: «Quel 9 novembre, alle 20,53», l’ora in cui è squillato il telefono, «la prima a dirmelo è stata la mamma», che «mi ha detto “Giorgia ha avuto un grave incidente, vengo a prenderti”». Quel giorno «mi sono passati davanti tutti i momenti insieme» trascorsi in un legame in cui «tu eri lì, pronta a difendermi in tutto». «Non abbandonarmi mai». Poi sono le cugine, Flavia e Martina a leggere, interrotte dal pianto, le lettere che hanno scritto a Gloria per ricordare la vita di tutti i giorni, le risate e tutto quello che mancherà. Il capo scout Daniele Fortunato è l’ultimo a raccontare Gloria, prima della benedizione finale impartita dal parroco, don Raimondo Artese, che poco prima, nell’omelia funebre, aveva ricordato «quant’è fragile la nostra vita, come erba che secca», perché «siamo tutti di passaggio su questa terra, non sappiamo dove e quando avverrà», ma «a volte siamo concentrati sui nostri obiettivi e non vediamo il disegno di Dio, che è tra noi».
Sul feretro rose bianche e azzurre. L’azzurro è il colore che le piaceva, come le piaceva tanto L’ultima poesia, la canzone di Geolier e Ultimo, che risuona in piazza San Vitale mentre le mani degli amici di Gloria si aprono per far volare in cielo i palloncini, bianchi e azzurri anche questi.