La sezione Sesta del Consiglio di Stato sospende il provvedimento della giunta regionale che prevedeva l’abbattimento di 469 cervi accogliendo l’appello di varie associazioni animaliste e ambientaliste (Associazione Italiana per il World Wide Fund For Nature ets, Lav-Lega Antivivisezione, Lndc Animal Protection). È stata così ribaltata l’ordinanza del Tar Abruzzo che aveva rigettato il ricorso, ora il tribunale amministrativo dovrà pronunciarsi nuovamente nel merito.
Esultano quindi le associazioni ambientaliste – rappresentate dai legali Francesco Paolo Febbo e Michele Pezone) che hanno portato avanti la battaglia contro l’abbattimento soprattutto considerando le motivazioni del Consiglio di Stato. I giudici scrivono infatti nell’ordinanza di sospensione che le motivazioni del ricorso «meritano adeguato approfondimento specie con riferimento alla questione dell’omesso monitoraggio nella Valutazione Ambientale Strategica centrale», spiega Augusto De Sanctis, storico ambientalista che ha supportato i ricorrenti nella presentazione della documentazione.
«La Regione era completamente inadempiente da anni sull’obbligatorio monitoraggio del proprio Piano faunistico venatorio nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica (Vas) come avevo evidenziato grazie anche ad un accesso agli atti che avevo attivato e le cui risultanze erano poi finite nel ricorso delle associazioni come argomento principe tra le censure rivolte alla decisione della regione. La Regione nel 2020 si era auto-vincolata, come d’altro lato prevede la norma europea sulla Vas, a monitorare l’applicazione del Piano faunistico attraverso la raccolta dei dati di decine di indicatori, tra cui lo stato delle popolazioni delle specie particolarmente protette come orso bruno, camoscio, lupo, aquila reale ecc.».
Altra questione riguarda la prevenzione degli incidenti stradali, sulla quale i giudici sottolineano la possibilità di adottare misure quali recinzioni o attraversamenti faunistici. Questi, nonostante la presenza dei Parchi, in Abruzzo sono del tutto assenti.
«Da un lato sono contento di aver dato un contributo, ma dall’altro vi è da rimanere basiti su come viene gestita la fauna selvatica nel nostro Paese, visto che anche alcuni tecnici di Ispra avevano dato parere favorevole alla strage senza censurare il macroscopico buco nero che la Regione aveva nella raccolta dei dati ritenuti fondamentali proprio dall’istituto – conclude De Sanctis – Una figuraccia anche per Ispra, insomma. Fa specie pensare che la Regione abbia investito soldi e tempo degli uffici per fare sparare i cervi quando non si censisce l’orso bruno dal 2014. La regione avrebbe dovuto monitorare anche le azioni di prevenzione del bracconaggio, il disturbo alla fauna derivante dall’attività venatoria e tanto altro. Questa ordinanza è importante anche sul monitoraggio di tante altre questioni ambientali, dai rifiuti alle coste, dall’acqua alle bonifiche. Il monitoraggio è fondamentale per decidere correttamente e non è un orpello».