Di cosa parliamo – Nell’annoso e irrisolto problema dei danni causati dai cinghiali, la telenovela del dibattito sulle possibili soluzioni si allunga con un’altra puntata: il Comune di Vasto userà delle gabbie per catturare gli ungulati nella Riserva di Punta Aderci, dove la caccia è vietata. Il professor Andrea Mazzatenta, docente dell’Università d’Annunzio di Chieti, ha contattato Chiaro Quotidiano per esprimere il suo parere sulla questione.
«Come al solito, la gestione della fauna selvatica è affidata un po’ al caso. Non esiste un vero e proprio piano basato su una ratio scientifica e anche questa idea di intervenire con le gabbie non risolverà assolutamente il problema, anzi lo andrà ad aumentare». Il professor Andrea Mazzatenta, che insegna psicobiologia e psicologia animale, boccia l’ipotesi di catturare gli ungulati nell’area sottoposta a tutela ambientale.
«Le scelte che vengono intraprese sono all’opposto di quello si dovrebbe fare e anche questa si pone sulla stessa scia. Per di più, si rischia di fare ancora peggio: rimuovere animali stanziali, soprattutto nelle zone di riserva, dove è inibita la caccia anche se fenomeni di bracconaggio sono all’ordine del giorno, rischierebbe di liberare questi territori ad animali esterni che, per ora, sono trattenuti dall’entrare in queste aree dalla presenza dei cinghiali, che comunque difendono il loro territorio. Quindi – afferma Mazzatenta – rimuovere questi cinghiali disgregando il branco verrebbe a liberare spazio per animali che vivono al di fuori della Riserva. Questi animali, che sono spaventati perché presi a fucilate altrove, tenderanno ad accumularsi sempre di più nell’area protetta. Mettere le mani sull’equilibrio naturale è decisamente pericoloso».
«Qualora si rimuovessero i cinghiali dalla Riserva, i lupi cosa mangerebbero? A quel punto, il lupo andrà a predare nelle zone antropiche e inizierà anche a spostarsi, a uscire fuori dalle riserve, a causare incidenti stradali e così via. Quindi questa ipotesi di attività di contenimento non sembra partire con i presupposti scientifici corretti. Secondo me, è un’altra decisione che andrà a peggiorare la situazione attuale. Non ho interesse a essere popolare, ma dire la verità ed esprimere un parere biologico mi sembra doveroso, necessario ed etico. Quindi – sostiene il docente universitario – se l’intento è quello di ridurre il popolamento di cinghiali e di contenerlo, questa è una nuova azione sbagliata».
«Per di più – aggiunge Mazzatenta – questi cinghiali non si sa che fine fanno, se sono destinati ad essere macellati come e dove o a essere liberati in un contesto di che tipo? Saranno fuori dalla zona che conoscono, quindi inizieranno a movimentarsi per cercare di tornare in un luogo a loro consono, peraltro scacciati dai cinghiali residenti, il che potrebbe aumentare gli incidenti stradali. Una scelta che sembrerebbe facile può, in realtà, compromettere la situazione. Il cinghiale – conclude – va gestito con rigore scientifico. Non si può improvvisare una scelta irrazionale basata sull’emotività del momento».