Ranucci a “Vasto d’autore”: «In via di approvazione leggi che rischiano di cancellare la memoria»

L’inchiesta più importante in 35 anni di carriera è stata la prima che ha curato per Rai News 24: quella sulla strage di Falluja. Una carneficina perpetrata col fosforo bianco, che consuma i corpi e provoca una morte terribile. Un’arma chimica vietata dalla Convenzione di Ginevra del 1925, ma usata in Iraq dall’esercito americano perché gli Usa si erano rifiutati di firmare quell’accordo internazionale che mette al bando le armi chimiche, venefiche e batteriologiche. Con le testimonianze di alcuni soldati statunitensi e le immagini della pioggia di fuoco provocata dal lancio delle bombe al fosforo bianco, Sigfrido Ranucci riuscì a dimostrarne l’utilizzo nella seconda guerra del Golfo. Un servizio che fece il giro del mondo e, alla fine, l’esercito degli Stati Uniti dovette ammettere che era tutto vero. Il conduttore di Report e vicedirettore di Rai 3 fissa nero su bianco i retroscena di quello scoop nel libro La Scelta, in cui si intrecciano le esperienze professionali e quelle personali. Le ha raccontate ieri pomeriggio davanti a 600 persone che hanno assistito all’ultimo appuntamento del 2024 con il Vasto d’autore festival, l’evento dedicato ai libri e organizzato da Angelozzi Comunicazione. Tre decenni in cui ha svelato la strage dimenticata di Falluja, la ‘ndrangheta in Veneto, i quadri di Tanzi nell’ambito del crac Parmalat, il fallimento del Credito Fiorentino e le vicende di Verdini, gli errori commessi nella gestione della vaccinazione anti Covid-19, l’incontro tra Renzi e lo 007 Mancini. E tutte le campagne denigratorie che ne sono derivate con l’obiettivo di distruggere la sua carriera e farlo licenziare dalla Rai. Il racconto di un giornalista sotto scorta, che ha rischiato la vita per far emergere la realtà dei fatti.

«Quello che mi preoccupa di più – ha detto Ranucci – è tutta una serie di leggi che stanno per essere approvate, leggi che porteranno verso l’oblio di Stato, che tenteranno di cancellare la memoria. Intanto il carcere per i giornalisti che pubblicano notizie illecitamente raccolte. Le mele marce sono ovunque, ma mi viene difficile pensare a colleghi che facciano gli spacciatori o i ricettatori di informazioni illecite. Mi viene più facile pensare a tutti quei colleghi dei consorzi di giornalismo investigativo», che «hanno realizzato inchieste straordinarie per la collettività, penso ai Panama papers o ai Paradise files, che hanno denunciato la sottrazione di risorse pubbliche, cioè tasse non pagate, messe nei paradisi fiscali, che significa meno sale di terapia intensiva, meno istruzione, meno welfare, meno strade sicure, messe a disposizione di poche persone potenti, ricche» e «dovete sapere che quelle informazioni sono state prese all’interno di un database che è stato riempito anche con informazioni illecitamente raccolte, cioè attraverso forme di hackeraggio nei confronti di questi grandi studi internazionali che hanno compiuto queste operazioni off-shore. Ma mentre negli Stati Uniti Icj (consorzio internazionale di giornalismo investigativo) è stato premiato con il Pulitzer, il massimo premio giornalistico, in Italia gli stessi giornalisti rischierebbero il carcere. Poi c’è l’impossibilità di fare i nomi delle persone contenute all’interno delle ordinanze di custodia cautelare. In nome della presunzione di innocenza si vuole mantenere il segreto». Ma il segreto è solo per i giornalisti, quindi «se una di quelle persone gestisce la cosa pubblica, quelle informazioni possono diventare oggetto di ricatto nei confronti dell’amministratore pubblico e questo può costituire un rischio per lo svolgimento della democrazia. E poi la tempesta perfetta potrebbe avvenire nel gennaio 2025 con l’entrata in vigore della legge Cartabia sull’improcedibilità», perché quando un processo «dura più di due anni in corte d’appello o di un anno in Cassazione, l’imputato può tecnicamente adire l’improcedibilità: esce dal processo in maniera definitiva, il processo si chiude in maniera tombale. La legge gli consente di diventare anche anonimo, invisibile nei confronti della collettività. Il suo nome sparisce, si mette un XY e non puoi neanche parlare di quel fatto, cioè noi il 1° gennaio 2025 ci sveglieremo in un mondo migliore perché non ci sono né imputati, né reati. Peccato che non abbiamo fatto un c…. per meritarcelo questo mondo migliore».

Ecco il video integrale dell’evento di ieri.

Riprese di Nicola Cinquina e Eduardo D’Addario

In mattinata, Ranucci era stato accompagnato da Patrizia Angelozzi, organizzatrice dell’evento, e da Alessandro Cianci in un giro nei luoghi più caratteristici della città.

Foto di Ciccio Stizza

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