«Non permettete al vostro cuore di indurirsi, lasciate entrare la gioia della Pasqua»

«L’innesco della Resurrezione vive solo nel cuore degli uomini, quel cuore che dobbiamo mantenere fedele a se stesso e pulsante di vita». È questo il pensiero, e l’augurio, di don Angelo Giordano, vicario generale della Diocesi di Lanciano-Ortona guidata da mons. Emidio Cipollone.

Don Angelo Giordano

Parlare di Pasqua in un periodo storico che porta ancora vivi i segni di una pandemia che ci ha profondamente cambiati ed in cui soffiano forti venti di guerra può essere difficile, ma in fondo è proprio attraverso la Passione che si arriva alla resurrezione. «Quest’anno la Pasqua è una passione, una tribolazione. – dice don Angelo a Chiaro Quotidiano – Il prolungarsi del conflitto in Ucraina rimarca forte, e tristemente, il concetto che mentre i poveretti muoiono, i potenti possono continuare a sedersi attorno ad un tavolo. E la gente comune, proprio come Gesù, si trova a vivere sulla propria pelle l’assurdità dell’uomo che si crede Dio. Guardando al crocifisso, ritroviamo la stessa sofferenza di oggi».

Il dramma è passato, ma le macerie si fanno ancora sentire.

Ci troviamo ad essere ancora più impotenti. Dopo la pandemia, una nuova guerra assurda ci rende spettatori in attesa di qualcosa. E se in questi momenti è fin troppo semplice chiedersi dov’è finito Dio, risulta più difficile, ma necessario, non lasciare che la violenza indurisca il nostro cuore. «È questa la nostra scommessa quotidiana: – rimarca don Angelo – non lasciare che il nostro cuore venga sopraffatto dal buio dalla Passione ma andare avanti in cerca della luce della Pasqua». Per il vicario generale è proprio questo il senso della Pasqua, soprattutto quest’anno. «In questo disastro provare a parlare di Pasqua è provare ad innescare trasformazioni e percorsi nuovi. – continua – Come diceva in un suo scritto del 1944, lo stesso mons. Tesauri: «il dramma è passato, ma le macerie si fanno sentire». Ed oggi come allora dobbiamo essere bravi a non lasciarci trascinare nel baratro da quelle macerie». Ciò che tiene accesa la speranza, per don Angelo, è sempre e solo la fede che «non fa arrendere ma attendere sempre qualcosa che sta per succedere», proprio come la scoperta del Sepolcro vuoto; è da qui che nella tristezza si inserisce la gioia.

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