Ampliamento della banchina di levante e ferrovia fino al molo per consentire il carico e scarico delle merci su rotaia. Due opere da completare nel porto di Vasto entro il 31 dicembre 2026, data ultima per concludere i lavori finanziati col Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza). Per farlo, bisogna accelerare. Ma ad allungare i tempi è la chiusura della Zona economica speciale abruzzese – voluta dal governo come per tutte le Zes regionali – per confluire nella Zes unica di tutto il Meridione. Per questo l’assessora regionale alle Attività produttive, Tiziana Magnacca, ha proposto una convenzione con lo scopo «di gestire in house le sei opere strategiche per l’Abruzzo», spiega Stefano Cianciotta, rappresentante dell’Abruzzo nella cabina di regia della Zes unica. Entrambi hanno incontrato ieri a Roma Antonio Caponetto, coordinatore della struttura di missione della Zes unica istituita dalla presidenza del Consiglio dei ministri. E stamattina si sono confrontati con gli imprenditori locali nella sede di Confindustria Vasto, nell’incontro introdotto dal presidente di AssoVasto, Alessandro Grassi, e coordinato dal direttore dell’associazione degli imprenditori del Vastese, Giuseppe La Rana, con la partecipazione della vicesindaca di Vasto, Licia Fioravante.
Sono 50 i milioni di euro assegnati all’Abruzzo per completare infrastrutture ritenute fondamentali per lo sviluppo economico: l’interporto di Manoppello, l’hub logistico di contrada Saletti ad Atessa e i lavori nei porti di Ortona e Vasto. La struttura di missione della Zes unica «è un organismo che si sta costituendo. Adesso stanno istituendo i capitoli di bilancio» con un personale attualmente insufficiente, perché «delle 60 unità previste, al momento ne sono state assegnate 30. Abbiamo ripreso in mano le opere infrastrutturali», perché «abbiamo scadenze relative al Pnrr che dobbiamo portare a termine nel 2026», ha spiegato Magnacca. Non ha nascosto la sua preoccupazione per i fondi destinati, invece, alle imprese, essendo prevista «l’estensione ad altri comparti, come l’agroalimentare», settore in cui predominano le aziende campane e pugliesi.
Per Cianciotta, il bacino di Punta Penna può ritagliarsi un ruolo nel sistema portuale dell’Adriatico e relazionarsi con «il porto di Brindisi». Inoltre «quando Stellantis deciderà di accelerare sulla gigafactory di Termoli, avere un porto a pochissimi chilometri di distanza potrà essere una grandissima opportunità».