«Per il lavoro ci metto la firma». Con questo slogan arriva anche a Vasto la campagna referendaria della Cgil. Un banchetto è stato allestito due giorni fa fuori dal museo di Palazzo d’Avalos in occasione del convegno sul delitto Matteotti. L’iniziativa sarà replicata nei prossimi giorni nel centro storico di Vasto per raccogliere le firme a sostegno della proposta di referendum popolare.
Quattro quesiti con cui la Cgil vuole cancellare «le norme sui licenziamenti del Jobs Act, che consentono alle imprese di non reintegrare lavoratrici e lavoratori licenziati in modo illegittimo»; «il tetto massimo all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato nelle piccole aziende, affinché sia il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite»; «la liberalizzazione dei contratti a termine per limitare l’utilizzo a causali specifiche e temporanee»; «la norma che esclude la responsabilità solidale delle aziende committenti nell’appalto e nel subappalto in caso di infortunio e e malattia professionale della lavoratrice o del lavoratore».
«Il lavoro in Italia è troppo precario e i salari sono troppo bassi», si legge nel volantino del sindacato. «Tre persone al giorno muoiono lavorando. Per realizzare il massimo profitto possibile appalti subappalti, finte cooperative, esternalizzazioni di attività sono diventati normali modelli organizzativi di ogni azienda privata e pubblica. Il frutto di vent’anni di leggi sbagliate è un netto peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone che per vivere devono lavorare».