Un sit-in di protesta per richiedere attenzione per la zona industriale di Gissi nella quale «non si fanno interventi da 30 anni». Amministratori comunali, lavoratori, imprenditori e sindacati si sono oggi ritrovati in uno degli incroci della Val Sinello per denunciare ancora con maggiore forza le condizioni infrastrutturali di uno dei principali nuclei produttivi del Vastese: buche, asfalto divelto, pensiline precarie, assenza di illuminazione [LEGGI].
Il tratto messo peggio è quello che dalla rotatoria per Scerni, Pollutri ecc. entra nella zona industriale gissana; soprattutto in corrispondenza del ponte sul Sinello mancano ormai interi pezzi di asfalto e i rattoppi non fanno che peggiorare la situazione.
«È una situazione non più accettabile che mette a repentaglio la sicurezza dei lavoratori – ha esordito il primo cittadino di Gissi, Agostino Chieffo – Dieci anni fa si parlava di desertificazione della zona industriale, molti lo pensavano, fortunatamente non è stato così, altri imprenditori ci credono e stanno investendo, ma mentre si parla di Zes, di incentivi alle imprese, se non si mettono a disposizione le strade efficienti è tutto inutile. Mi auguro che la prossima consigliatura regionale voglia affrontare il problema perché è fondamentale per le industrie. L’Arap essendo emanazione della Regione ha il dovere di farlo».
Tra gli organizzatori del sit-in c’è Lino D’Ercole, consigliere comunale, ma, soprattutto, dipendente della Canali che vive tutti i giorni i problemi e i rischi che questa situazione genera: «Da oltre 30 anni non si fanno investimenti, non si fanno lavori degni di essere chiamati “manutenzione”. Anche gli imprenditori hanno provato a sensibilizzare, ma senza successo. È un primo passo, non mi fermerò qui, non vogliamo le megastrutture, ma una semplice strada idonea con una segnaletica idonea e garantire la tranquillità di tutti».
Presenti alla manifestazione anche alcuni degli imprenditori della zona. Tra loro Enzo Mirolli, titolare della Mirolli srl (ex Cbi) che testimonia come anche fornitori e clienti provenienti dall’estero abbiano denunciato la situazione di degrado: «Ci diano una risposta sul destino di quest’area industriale».