Tentata estorsione ai danni di Sigismondi: 4 indagati, per loro divieto di dimora in Abruzzo e Molise

Tentata estorsione ai danni del senatore Etelwardo Sigismondi e di due avvocati. È l’ipotesi di reato formulata nei confronti di quattro persone, coinvolte nell’inchiesta della Procura di Vasto e destinatarie della misura cautelare del divieto di dimora in Abruzzo e Molise. Secondo le indagini della Procura, F.L., 78 anni, C.F., 56, D.F., 59, B.F., 58, avrebbero intentato azioni risarcitorie infondate da milioni di euro contro Sigismondi e i due suoi legali. Il parlamentare nel procedimento figura vittima non in qualità di rappresentante politico, ma di consulente tecnico d’ufficio del Tribunale di Vasto, incarico ricevuto molto prima dell’inizio del suo mandato a Palazzo Madama.

Etelwardo Sigismondi

La vicenda, iniziata nel 2017, riguarda una procedura esecutiva immobiliare per cui il giudice aveva affidato a Sigismondi l’incarico di redigere una perizia in qualità di architetto. Alle lettere contenenti richieste risarcitorie con l’invito a risolvere bonariamente la controversia, aveva fatto seguito «una serie di singoli giudizi privi di qualsiasi fondamento, richiedendo cifre milionarie per situazioni giuridiche attive inesistenti», si legge nell’ordinanza. Azioni giudiziarie, avviate nel novembre 2021, attraverso cui all’attuale parlamentare si chiedevano 5 milioni di euro e ai suoi due avvocati rispettivamente 2,1 milioni e un milione di euro. Invece, « Sigismondi – scrive il giudice – ha svolto tutte le attività necessarie a rispondere ai quesiti formulati dal giudice delegato agendo nel pieno rispetto dell’incarico formulato da quest’ultimo».

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Antonino Cerella, Angelo Tascone e Maria Angelica Argentieri. La giudice per le indagini preliminari, Anna Rosa Capuozzo, su richiesta del pm Vincenzo Chirico, ha disposto il divieto di dimora in Abruzzo e Molise per tutti e quattro gli indagati, accusati di tentata estorsione aggravata. Per F.L. e C.F. la Procura ipotizza anche il reato calunnia. Inoltre, per uno dei quattro il gip ha disposto il divieto di esercitare per dieci anni la professione forense.

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