Sono due i concerti che vedranno protagonisti i Canti sul Salmo 50 in epoca pandemica composti dal maestro, compositore e direttore d’orchestra, Paolo Angelucci. Le prime quartine, di cui il tradizionale Salmo che racconta la Passione di Cristo si compone, hanno iniziato a vedere la luce all’inizio del marzo 2020, prima che sapessimo cosa fosse il Covid e in che modo avrebbe cambiato per sempre le nostre vite.
«Lo scoppio della pandemia, le sue chiusure, la rimodulazione della quotidianità, e anche del mio lavoro da docente, – racconta Angelucci – hanno fatto sì che le bozze accennate su un foglio pentagrammato restassero lì a decantare senza uno sviluppo. È stato solo dopo pochi mesi del 2021 che mi sono ricapitate fra le mani in maniera del tutto inattesa. Erano i mesi dell’Italia e dei suoi “colori” regionali. L’Abruzzo ovviamente era in zona rossa: scuole chiuse, attività musicali sospese. Ho ripreso quelle bozze con la folle idea di scrivere tutto l’oratorio, musicando le 10 quartine».
E durante la settimana santa 2022, dopo i due anni di chiusure, solitudini e silenzi, questi canti finalmente saliranno sul palco. Domenica 10 aprile, nel teatro Tosti di Ortona, alle ore 21 e lunedì 22, nella chiesa dello Spirito Santo, a Pescara. Domenica la direzione sarà della maestra Cinzia Pennesi, mentre lunedì dello stesso Paolo Angelucci.
«Durante la fase compositiva mi sono tornati in mente i mesi difficili del 2020, la possibilità che tutto ciò sarebbe rimasto solo un’idea e nulla più. Mi sono tornati in mente i morti di Ortona – dice ancora il maestro Angelucci – e mi rendo conto che le quartine del Salmo corrispondono al numero delle vittime di Villa Caldari che pagò un prezzo altissimo. Con Tommaso Bernabeo, che si sarebbe occupato della scrittura della parte recitata, ci siamo così messi in contatto con i parenti delle vittime cercando di raccogliere le loro testimonianze. Ne uscirà una universalizzazione del dolore e della passione. Il Salmo 50 di Davide diventa un grido di misericordia in un’epoca buia, un’epoca pandemica per l’appunto. Ho dedicato quest’opera ai miei nipotini, Anna e Pietro. – conclude Angelucci – Il secondo è nato a gennaio 2020, poche settimane prima della chiusura. L’ho dedicato a loro, perché attraverso loro io possa celebrare la vita nuova che viene al mondo e che trionferà sempre sulle miserie umane. Perché i bambini di oggi non abbiano mai a vivere quello che abbiamo vissuto noi».