Una doccia gelata. I Comuni che erano pronti ad appaltare i tratti mancanti della Ciclovia Adriatica, che avevano rispettato tutti gli step cercando di colmare il “vuoto infrastrutturale”, devono fermarsi e attendere. Sulla costa adriatica serpeggia il malcontento – in molti casi celato dietro il buon viso a cattivo gioco dettato da questo lungo periodo pre elettorale – per quella che potrebbe diventare una nuova incompiuta nonostante l’inaugurazione dell’aprile scorso.
La doccia gelata
Con una lettera del 19 ottobre 2023 il dipartimento regionale dello Sviluppo economico e Turismo invitava i Comuni destinatari dei fondi Pnrr per la realizzazione dei tratti mancanti della Ciclovia Adriatica a rispettare i tempi stringenti sottolineando che «il termine previsto per la notifica dell’aggiudicazione degli appalti dei lavori è il 31 dicembre 2023».
I giorni a cavallo tra la fine del mese di novembre e l’inizio di dicembre sono stati frenetici e tesi. La Regione ha convocato quegli stessi Comuni (Martinsicuro, Roseto degli Abruzzi, Pineto, Silvi, Francavilla al Mare, Ortona, Torino di Sangro, Casalbordino, Provincia di Chieti per la variante di Vasto e San Salvo) chiedendo loro di rallentare. Quanto? Non è dato sapere. Il motivo? La rimodulazione da parte del governo nazionale dei fondi Pnrr per le ciclovie che per quella Adriatica si traduce in un taglio di 6 milioni 250mila euro su 10 milioni 750mila euro [Leggi]. Secondo le indiscrezioni, con i pochi fondi sicuri si realizzerà il ponte di collegamento Marche-Abruzzo, tra San Benedetto del Tronto e Martinsicuro.
Com’è intuibile, una richiesta – quella dall’assessore Daniele D’Amario – di tutt’altro tenore rispetto alla precedente lettera che ha suscitato amarezza e delusione soprattutto in quei Comuni pronti a partire nei primi mesi del 2024 con i cantieri. Sui nuovi tempi non c’è certezza. Pare che la Regione cercherà di restare nell’ambito dei fondi Pnrr prorogando quella scadenza al 30 giugno 2024, ma se tale strada si rivelerà impraticabile – come gran parte dei presenti alla riunione sospetta – bisognerà ricorrere ad altri fondi. La prima ipotesi si chiama, ovviamente, Fsc, ovvero i Fondi per lo Sviluppo e la Coesione, ultimamente potenziale panacea di tutti i mali, ai quali però sarà possibile attingere tra due anni.
Gara d’appalto ritirata
La doccia si è rivelata particolarmente fredda per Torino di Sangro che, da Comune virtuoso in questa vicenda, aveva addirittura (fatto non scontato) indetto la gara d’appalto. A testimonianza di ciò, il primo cittadino Nino Di Fonso aveva annunciato, entusiasta, l’imminente partenza dei lavori e la futura riconsegna dell’opera in un’intervista in località Lago Dragoni rilasciata al Tgr [Guarda] solo qualche giorno prima della convocazione in Regione.
Qui con circa 4 milioni di euro si dovrà costruire un ponte di circa 274 metri che consenta di superare il tratto fatto crollare dall’erosione, 1,2 milioni di euro serviranno invece per opere in difesa della costa.
Ora, il Comune ha ritirato la gara d’appalto per evitare di trovarsi senza coperture finanziarie ed eventuali contenziosi con le ditte. Non nasconde la rabbia Di Fonso (che già in passato ha invocato con forza l’intervento degli enti, GUARDA), il suo Comune ha lavorato alacremente per riuscire ad accorciare i tempi: «Perché i Comuni virtuosi non vengono premiati? Non lo stiamo facendo per noi, ma per tutta la regione. Io sto lavorando per la pista di tutti gli abruzzesi non di Torino di Sangro, forse è questo che sfugge a tutti. Cosa devo dire ai progettisti, che non li posso pagare? Abbiamo ritirato la gara d’appalto. Se non ci fermavano, in un anno e mezzo l’opera sarebbe stata pronta. È un brutto colpo».
Gli altri tratti
La situazione è simile anche a Casalbordino dove il 12 dicembre sono iniziati i lavori per il tratto sul lungomare Sud finanziato con 600mila euro dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica).
Qui la rimodulazione mette a rischio invece il tratto Nord per il quale il Comune era pronto ad andare a gara per interventi pari a 853mila euro dal Pnrr [Guarda].
Infine, Vasto: servono una variante – termine che da queste parti sicuramente non ricorda progetti andati a buon fine – per oltrepassare la zona industriale di Punta Penna [Qui il dettaglio del tracciato] e un collegamento tra la vecchia stazione e l’esistente pista ciclabile della marina. Per il primo intervento la Provincia di Chieti era destinataria di quasi quattro milioni di euro dal Pnrr (che con tutta probabilità sfumeranno); per il secondo il Comune ha invece ottenuto 226mila euro dal ministero delle Infrastrutture, quindi almeno questo tratto non dovrebbe essere a rischio [Guarda il percorso].
Ciclovia Adriatica, Via Verde e piste ciclabili comunali
Per meglio comprendere cosa sta accadendo, occorre distinguere i vari progetti che hanno in comune lo stesso tracciato. Su tutti c’è quello nazionale della Ciclovia Adriatica (Chioggia-Gargano) che ha l’ambizione di rendere ciclabile l’intera omonima costa con un percorso di 991 chilometri che abbraccia 6 regioni – Marche (ente capofila), Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Molise e Puglia –, 16 province e 95 comuni. Questa “autostrada” per amanti delle bici sfrutterà le piste ciclabili comunali o provinciali esistenti prevedendo inoltre la realizzazione dei tratti mancanti (ad esempio un intervento simile è molto atteso in Molise). Per rendere l’idea, in questa zona d’Abruzzo rientreranno nella Ciclovia la Via Verde di proprietà provinciale e le piste ciclabili di Vasto Marina e San Salvo Marina, invece comunali.
Nella nostra regione la Ciclovia Adriatica è divisa in due tronconi: Martinsicuro-Pescara (63,904 km) e Francavilla al Mare-San Salvo (67 km), per un totale di 130,9 chilometri.
Parliamo quindi di un’opera in divenire che al suo interno ne ha un’altra sempre da completare, la citata Via Verde della Costa dei trabocchi: 42 chilometri sull’ex tracciato ferroviario da Francavilla al Mare a Vasto Marina i cui lavori sono stati consegnati il 17 dicembre 2017 alla Cogepri di Guardiagrele aggiudicatasi l’appalto con un’offerta di 8 milioni di euro per una durata degli interventi stimata in 592 giorni. Il 27 aprile 2023 c’è stata l’inaugurazione ufficiale a pochi giorni dalla Grande partenza del Giro d’Italia da Fossacesia.
Tralasciando le numerose criticità emerse in corso d’opera (in primis i problemi di sicurezza delle gallerie), per i tratti ormai noti è stato necessario chiedere altre risorse: Torino di Sangro a causa del dissesto, Vasto per la variante non preventivata e Casalbordino per la quale inizialmente erano previsti interventi per soli 60mila euro.
Oggi, dopo i fiumi di parole seguite alla vetrina mondiale offerta dall’ultimo Giro d’Italia, si rischia di continuare a parlare ancora a lungo dell’enorme potenziale che un giorno indefinito la Via Verde avrà. Difficile prevedere per quanti anni ancora Vasto e il Vastese resteranno tagliati fuori dal tratto più a Nord che oggi guadagna le copertine di riviste nazionali e internazionali. L’unica certezza è l’eccezionalità del nastro tagliato per un’incompiuta.