Te Connectivity: nel 2025 chiude la fabbrica di Collegno, restano aperte San Salvo, Assago e Frascati

La Te Connectivity Italia ha annunciato ai sindacati l’intenzione di chiudere la fabbrica di Collegno (Torino) nel 2025 e di continuare a produrre negli stabilimenti di San Salvo, Assago (Milano) e Frascati (Roma). Nella sede piemontese lavorano 222 persone, la dismissione degli impianti avverrà gradualmente fino a essere completata nel settembre 2025. L’allarme era stato lanciato nei giorni scorsi dai sindacati di categoria a seguito di una notizia pubblicata da Milano Finanza.

La nota dell’azienda

«La decisione – si legge in una nota della Te Connectivity – di chiudere il sito è frutto di un’attenta analisi delle attività aziendali, da cui è emersa la necessità di riorganizzare a livello globale le attività produttive della divisione elettrodomestici, razionalizzando i processi produttivi e logistici e ottimizzando al contempo gli stabilimenti per restare competitivi nel mercato globale e reattivi ai cambiamenti nella domanda dei clienti. Prevediamo che il piano di licenziamenti avvenga per fasi, con l’obiettivo di chiudere le attività a Collegno nel 2025. L’azienda si impegna a lavorare con i sindacati per identificare le migliori soluzioni per i dipendenti coinvolti in questo processo e ha avviato una consultazione formale con i rappresentanti dei lavoratori, in linea con la normativa e i regolamenti applicabili. L’azienda continuerà a essere presente in Italia con le sedi di San Salvo in Abruzzo, Assago in Lombardia e Frascati in Lazio e con un sito ridimensionato a Collegno».

Sindacati: «Decisione inaccettabile»

«L’azienda  – scrivono Fim Cisl e Fiom Cgil in una nota – come motivazione adduce il calo della domanda nel settore del bianco.La decisione di Te Connectivity impatta su 222 persone tra Teci e Tecid di Collegno. Le produzioni di connettori del bianco che rappresentano il grosso della produzione del sito saranno spostate negli Usa e in Cina. Riteniamo la decisione aziendale inaccettabile e incoerente con quanto finora condiviso ai tavoli sindacali ovvero il mantenimento della produzione, dell’occupazione e degli investimenti. Permane lo stato di agitazione già dichiarato venerdì scorso». I rappresentanti dei lavoratori chiedono ai vertici nazionali dei sindacati «una celere apertura dei tavoli istituzionali competenti».

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