Lo spiaggiamento del grampo (Grampus griseus) dei giorni scorsi è stato un evento raro. A spiegarlo è il Centro Studi Cetacei che spiega come negli ultimi trenta anni si siano registrati solo sei casi sulle coste abruzzesi. Il ritrovamento è avvenuto la mattina del 3 novembre, ovvero dopo la notte contraddistinta da forti raffiche di vento e mareggiate, ed è stato segnalato da alcuni cittadini che passeggiavano sulla spiaggia di Vasto Marina.
Per il recupero sono intervenuti i volontari dello stesso centro, il personale della Capitaneria di Porto, dei servizi veterinari della Asl e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise che ha eseguito l’esame necroscopico in campo. Gli accertamenti sullo stato di salute e le cause di morte sono ancora in corso.
«Alcuni degli scheletri recuperati nel passato – spiega il Centro Studi Cetacei – sono stati preparati e conservati per la collezione cetologica del Museo del Mare Di Pescara, ad oggi purtroppo non accessibile al pubblico. Il grampo predilige acque profonde, dove trova le sue prede principali rappresentate dai cefalopodi, in particolare calamari, per cui non abita il Mare Adriatico centrale e settentrionale, tuttavia è specie comune nel Mediterraneo, osservata regolarmente in tutto il settore più occidentale, nel Tirreno e nello Ionio. Mancano dati certi sulla abbondanza della popolazione, per cui non sappiamo quanto essa soffra delle interferenze antropiche che insistono sull’area, tuttavia è accertato che come accade per le altre specie di Cetacei dei nostri mari, la pesca, l’inquinamento acustico, quello chimico e da rifiuti solidi rappresentano fonti di disturbo e causa di morte. Questo ultimo esemplare, spiaggiato in perfette condizioni e a pochissime ore dalla morte, è quindi di grande interesse scientifico, oltre che motivo di grande commozione per la sua bellezza e rarità».