Il coraggio di denunciare: gli studenti a confronto con Salvatore Borsellino

Durante il Festival della Scienza Ad/ventura, gli studenti hanno avuto il piacere di partecipare ad un incontro online con il Dott. Salvatore Borsellino,  fratello del magistrato Paolo Borsellino e testimone della lotta contro la mafia. Ascoltare le sue parole ha significato un momento di riflessione generale sul tema della legalità e del coraggio di eroi ed eroine che hanno combattuto contro la terribile ulcera della criminalità organizzata, e continuano a farlo grazie al ricordo dei loro cari, proseguendo le loro battaglie, diffondendo soprattutto tra i giovani il loro vissuto attraverso momenti trasversali di educazione civica.

Durante la conferenza, Salvatore Borsellino ha condiviso con gli studenti gli ultimi ricordi del fratello che ha dato la sua vita per poter vedere il proprio sogno prendere forma. Sebbene la scomparsa del fenomeno mafioso sia tutt’oggi ancora un’utopia, è grazie alla determinazione e al coraggio di questi uomini di Stato che è stato possibile raggiungere un traguardo all’apparenza irraggiungibile. La forza motrice di coloro che hanno dato la vita per proseguire nel loro percorso è l’amore: Salvatore ha rivelato che, sebbene Paolo non prediligesse particolarmente la città di Palermo, ha imparato ad amarla, perché è proprio questo l’amore per lo Stato, riuscire ad andare oltre le istituzioni corrotte, le stesse alle quali il magistrato giurò fedeltà eterna e per le quali decise di sacrificare se stesso a costo di assistere alla loro catarsi.

La diversa scelta di vita dei due fratelli li ha portati spesso a doversi separare, poche erano le occasioni per vivere con gioia la propria famiglia, ma nonostante questo, il rispetto che il signor Salvatore ha per la figura del fratello si riflette nei suoi occhi che brillano mentre cita le sue ultime parole, incise su carta nel suo ultimo giorno di vita, nella sua voce emozionata ma fiera di poter rappresentare un uomo tanto onesto quando forte. Alla morte del collega Giovanni Falcone, Paolo Borsellino fece sua la consapevolezza che il destino fosse ormai già scritto: Salvatore ricorda quei giorni come momenti di pura frenesia, nei quali il giudice onorato aveva il solo ed unico pensiero di riuscire a continuare, per quanto più tempo possibile, il progetto di liberare finalmente la Sicilia dalla morsa della criminalità organizzata che ha assunto nel tempo mille volti: ancora oggi, la mafia vive nei rapporti corrotti tra i potenti e lo Stato deviato, ed è proprio questa la sua forma peggiore, quella più difficile da estirpare.

Proprio a tal proposito, la fiducia di Paolo Borsellino era riposta nelle generazioni future: nonostante sapesse a cosa stesse andando incontro, Paolo non perse mai l’ottimismo al pensiero di coloro che saranno adulti e che riusciranno con più mezzi ad apporre una soluzione incisiva a questa problematica. Particolarmente toccante è stato il momento in cui il signor Salvatore ha condiviso la lettera del magistrato che scrisse la mattina stessa del 19 luglio del 1992. Questo documento rappresenta il testamento morale di Borsellino,  racconta ai destinatari, una classe liceale, ciò di cui è stato testimone nel corso della sua battaglia per la legalità. Al termine dell’incontro virtuale, Salvatore ha ribadito l’importanza di lottare contro quello che rappresenta la mafia oggi: indifferenza, omertà e compromessi. La giustizia potrà avere la meglio soltanto raccontando di questi eroi moderni così che i loro sogni possano non morire mai ma rimanere vividi nel ricordo di tutti noi.

Nicole Cinquina
Mattioli’s Chronicles

In occasione dell’incontro online con Salvatore Borsellino, la redazione Mattioli’s Chronicles ha approfittato per rivolgergli qualche domanda.

Lei, citando le parole di suo fratello Paolo, ha detto: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola” lei a quel tempo ha avuto paura?
Ho citato quelle parole perché hanno avuto l’occasione di dirle sia Giovanni Falcone che Paolo. Io non mi sono mai trovato nella condizione di avere paura per me stesso, la mafia esercita le sue minacce nelle regioni in cui ha, o aveva, il controllo del territorio, io vivo e lavoro a Milano da almeno cinquanta anni. Ho avuto paura per mio fratello Paolo, soprattutto dopo la strage di Capaci ed infatti, purtroppo, la paura si è rivelata fondata.

Riuscirà mai a perdonare coloro che sono stati i mandanti e gli esecutori della strage dove ha perso suo fratello?
Io non capisco cosa significa perdonare degli assassini, per di più sono laico, non ho la fede che invece aveva Paolo e  quindi non capisco neanche il perdono cristiano. Io voglio prima di ogni altra cosa Giustizia e, ancora prima di questa, la Verità.  Poi prima di un eventuale perdono ci vorrebbe, da parte degli assassini e dei loro complici, il pentimento e, mentre c’è qualche pentito di mafia non c’è ancora e non penso purtroppo ci sarà mai un pentito di Stato, dello Stato deviato e ritengo siano loro i veri responsabili della strage di Via D’Amelio, lo diceva a anche Paolo a sua  moglie: “Quando mi uccideranno sarà forse la mafia ad uccidermi ma saranno altri ad avere voluto la mia morte.”

Perché è importante parlare con i ragazzi? Qual è il ruolo dei giovani nella lotta contro la mafia?  
E’ importante parlare con i ragazzi, perché, come diceva Paolo, soltanto un completo ricambio generazionale potrà portare alla sconfitta della mafia, a rompere quei legami che ancora esistono tra mafia e Stato deviato, tra gli adulti è troppo diffusa l’indifferenza, troppi tra i politici che ci governano hanno imparato a convivere con la mafia e a trarne vantaggi e a scambiare favori; troppi settori dell’economia del nostro Paese hanno imparato a fare affari con la mafia e ad accettarne e riciclarne il denaro.

Quanto è importante crescere informandosi, affinché la mafia venga sconfitta?
Soltanto se si conosce a fondo un fenomeno e le sue radici si può affrontarlo e sconfiggerlo e purtroppo ne’ la scuola ne’ il mondo dell’informazione ci da queste conoscenze per cui è compito di ciascuno di noi acquisire autonomamente queste informazioni e queste conoscenze; procurarsi così le armi per poter portare avanti questa battaglia e, insieme, poterla vincere.

Qual è il messaggio principale che vuole lasciarci oggi, così come in ogni incontro che svolge nelle scuole?
Il messaggio che voglio lasciare è quello che ha lasciato e ha testimoniato Paolo con la sua vita e con la sua morte: un messaggio di speranza e, soprattutto, d’amore.

Maria Chiara Stefano e Mariavittoria Tinari
Mattioli’s Chronicles

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