Un 2 novembre triste, oltre che per i familiari, anche per i tanti compagni d’avventura incontrati nel lungo percorso calcistico, prima da giocatore e poi da allenatore. Massimo Vecchiotti si è spento oggi a 62 anni ma la sua figura sarà impossibile da dimenticare (leggi). I funerali si terranno, domani, venerdì 3 novembre, alle ore 16:15 presso la chiesa di San Giovanni Bosco. Prima, alle 15:20, ci sarà, allo Stadio Aragona, un ultimo saluto, tinto di biancorosso.
Dagli inizi, a metà degli anni ’70 con le giovanili dell’Incoronata, fino all’ultima esperienza da allenatore con il Casalbordino nel 2019, tra cuore del campo e panchina, è sempre stato un lottatore vero. Carattere spigoloso ma sempre diretto e mai banale, in queste ore tanti sono i ricordi che riaffiorano di chi lo ha affiancato nelle tante avventure calcistiche.
«Un amico, un compagno, il mio capitano – le parole dell’ex portiere e ora allenatore Angelo Di Giulio – Ci conoscevamo da quando eravamo piccoli, amicizia nata ancor prima del calcio con le nostre rispettive famiglie. Ci legano tanti ricordi, su tutti il campionato vinto nell’89/90 con la Vastese di Tumini e Ammazzalorso di cui Massimo era leader e capitano». In quel gruppo c’era anche Carlo Gaeta, pugliese ma figura storica del calcio vastese legato, e tanto, a Vecchiotti: «Ti ho voluto bene, ti voglio bene, e ti vorrò bene per sempre. Sei stato il mio capitano, ma soprattutto un fratello più grande. Sono venuto a Modena a trovarti, più volte a Vasto, l’ultima martedì, grazie per le cazziate a fin di bene, grazie per i consigli, grazie per il bene che mi hai voluto. Te ne voglio tantissimo anch’io, è stato un onore, un privilegio averti conosciuto e condiviso con te tantissimo».
Tantissimi i giovani, e non, cresciuti e guidati da allenatore, tra questi Mario Luongo, il capitano di quel Vasto Marina che nel 2011 centrò la storica promozione in Eccellenza: «Uomo vero e allenatore stupendo. A me e tanti miei altri ex compagni ha fatto vivere il calcio con la C maiuscola, è stato uno dei migliori, se non il migliore, incontrati nella mia vita da calciatore. Nell’ultimo periodo, in silenzio, ci siamo sentiti spesso, tra videochiamate e visite, la sua scomparsa mi lascia un grande vuoto ma porterò sempre con me i suoi insegnamenti».
In quell’anno a Vasto Marina, al centro dell’attacco c’era Nicola Sputore che riavvolge il nastro dei ricordi alla fine degli anni novanta, quando «incrociai Massimo, per la prima volta, come mio allenatore nei Giovanissimi della Vastese 2000. Tra settore giovanile prima e poi nelle prime squadre, pur avendo un carattere burbero lasciava sempre il segno e sapeva sempre toccare le corde giuste. Abbiamo avuto un gran bel rapporto, è stato un grande allenatore».
“L’allievo super il maestro”, titolava così un articolo, il 15 dicembre del 2012 quando il vastese Panfilo Carlucci, da allenatore della Val Di Sangro, batteva, in un anticipo al sabato all’Aragona, la Vastese guidata proprio da Vecchiotti, al termine di una clamorosa rimonta. Carlucci è uno di quelli che lo ha vissuto in duplice veste, prima compagno di squadra e poi allenatore: «Su quel sabato all’Aragona ci sono tanti aneddoti che ci raccontavamo spesso, un pomeriggio che ci ha legati ancora di più. A metà anni novanta siamo stati compagni di squadra a Lanciano in C2, io giovane, lui navigato e leader del gruppo. Ci siamo ritrovati poi nella San Paolo Calcio Vasto, io al tramonto da giocatore e lui già con le idee chiare come allenatore. La sua passione era pazzesca, grazie a lui e i suoi insegnamenti ho deciso di intraprendere la carriera da allenatore. Non era un “orso”, tutt’altro, sapeva spronare come pochi ed era sempre disponibile nel dare consigli. Fiero di essere stato un suo allievo».
Tra i pali della Val Di Sangro, in quel pomeriggio di undici anni fa, c’era un altro vastese, Nicola Cianci, che con Vecchiotti ha condiviso, come tanti, anche gli anni d’oro del beach soccer vastese: «Se la mia vita calcistica ha avuto una storia in porta lo devo tutto a Massimo che, da attaccante mi consigliò di provare a indossare i guanti. Ricordo ancora la prima volta, in un torneo a Castiglion del Lago, con i Giovanissimi dove iniziò la mia carriera da portiere. Grazie a lui bruciai le tappe, tanto da arrivare fino alla Primavera del Pescara grazie a quella sua decisiva intuizione. A 16 anni mi volle anche nel beach soccer, porto con me bellissimi ricordi, ci siamo voluti bene per davvero, un vero papà calcistico. Ho avuto tanti allenatori ma al mio matrimonio ho invitato solo lui, sarà sempre immensa la stima che porterò nei suoi confronti».
«In alcuni atteggiamenti – il pensiero rivolto a Vecchiotti da parte di Michele Vino – eravamo anche simili ma tra noi, i forti confronti non sono mai mancati. Ci incazzavamo per il bene del gruppo per il quale facevamo parte, con lui scherzi e risate non mancavano mai. Quando sono tornato da Roma nel 2008 mi ha voluto con se alla San Paolo Calcio Vasto e anche lì ci siamo tolti le nostre soddisfazioni. Il suo addio mi fa male tanto, questa mattina la notizia mi ha sconvolto».
Da una generazione a un’altra che Vecchiotti è riuscita ad unire dentro e fuori dal campo. Dai nati alla fine degli anni ’70 a quelli, come Carlo Triglione, nati tra l’88 e l’89: «Io e tanti altri miei coetanei, quelli della Berretti della Pro Vasto, gli abbiamo voluto bene come un padre. È stato un grande per davvero, l’ho vissuto intensamente ed è stato un personaggio che tutti, in quegli anni, abbiamo idolatrato. Le sue parole erano come Vangelo, ho sempre pensato potesse arrivare ad allenare in Serie A. Grande conoscitore di calcio, trascinatore e con un carisma infinito».
L’ultimo ricordo è quello di Alessandro Santoro, patron dell’Apd Casalbordino, che scelse di puntare due volte su Vecchiotti, nel 2016-2017 e poi nel 2018-2019: «Massimo era vero, leale e generoso. La prima volta decisi di puntare su di lui quando eravamo in una disperata situazione di classifica, riuscì a risollevarci andando a raggiungere addirittura la salvezza diretta. Non era capace di dire mai di no, sempre disponibile e non aveva altri interessi. Mi piaceva ascoltare i suoi aneddoti, davvero una bellissima persona. Negli ultimi anni quando lo incontravo tra noi non mancava mai l’abbraccio vero e caloroso, non si è mai nascosto parlandomi di tutto. Si preoccupava sempre per tutti, dalla famiglia al calcio passando per gli amici, ora speriamo che possa davvero riposare in pace».