Di cosa parliamo – A poco meno di cinquant’anni dal Piano Kurokawa (articolo e video), torna d’attualità il tema della fusione tra Vasto e San Salvo. Unire i due comuni: il dibattito si innesca nuovamente proprio mentre, 70 chilometri più a nord, Pescara, Montesilvano e Spoltore hanno deciso che nel 2027 diventeranno un unico comune.
Da Giuseppe Tagliente, ex sindaco di Vasto e presidente del Consiglio regionale, riceviamo e pubblichiamo:
«Contrariamente a quanto comunemente si crede, ritengo non sia l’accidia la componente negativa del carattere dei vastesi ma la loro scarsa propensione ad immaginare scenari e percorsi legati al futuro della loro Città; il ritenere probabilmente oziosa questa pratica invece largamente praticata in altre città, almeno dalle classi dirigenti.
Più che commettere il peccato che la morale cattolica annovera tra i sette capitali, i vastesi si applicano, in altre parole, assai poco allo studio ed alla elaborazione di progetti di crescita e di sviluppo della comunità di appartenenza. Quali ne siano le ragioni, se antropologiche o intervenute via via nel tempo, non provo nemmeno ad ipotizzare, visto che questa considerazione mi serve unicamente per dire che il Premio San Michele, ideato 25 anni orsono con la finalità di sollecitare i vastesi a far di più mercè l’ausilio di esempi significativi da emulare, sia stato coronato di successo.
Non che essi siano tutt’a un tratto diventati dei visionari, nell’accezione beninteso che alla parola danno gli studiosi delle dinamiche sociali piuttosto che gli psichiatri, ma qualche timido cambiamento nella direzione auspicata va comunque registrato ed ascritto a merito del Premio. Io stesso, che da generazioni porto in me il dna dei vastesi e che quindi visionario non dovrei essere a rigore definito, qualche piccolo sforzo di immaginazione l’ho anche fatto e proprio grazie alla frequentazione avuta in questi cinque lustri con i destinatari del San Michele ed attingendo dal bagaglio di esperienze e di studi di ciascuno di loro.
L’idea che personalmente mi sono fatto circa il futuro possibile e sostenibile della nostra Vasto passa anzitutto per la riappropriazione di un concetto o più esattamente di un toponimo che si chiama Frentania. Cancellata dalla geo-politica italiana soprattutto a seguito della creazione delle Regioni, la Frentania, che anticamente si estendeva da Lanciano sino a Serracapriola, è l’ambito naturale nel quale Vasto può trovare il suo spazio vitale ed il suo sviluppo economico e sociale. Soprattutto se il suo destino si lega a quello di Termoli da cui il Trigno, assurto surrettiziamente a confine amministrativo, la separa. È in questo spazio, correttamente definibile come un unicum dal punto di vista della storia, della cultura, dell’economia, del costume che si gioca, a mio avviso, il destino della nostra Città negli anni a venire.
Vasto, Termoli, San Salvo possono offrire il contesto territoriale in cui si può giocare la partita della creazione di una città moderna a cui affidare la funzione di riferimento e di motore di sviluppo di tutto l’hinterland e fungere da contrappeso alla metropoli pescarese diventata asfissiante e paralizzante per il resto del territorio abruzzese.
Inseriti in un unico ed organico sistema, Vasto e le città consorelle possono costituire la base per la edificazione di una smart city, come va di moda dire, capace di generare progetti di riqualificazione urbana, di ottimizzazione della rete stradale e dei trasporti, dell’offerta turistica e degli standard della sicurezza e dove infine possono trovare una ragione d’ essere, anche sotto il profilo dell’economia di scala, istituzioni e servizi di primaria importanza che oggi rischiano la chiusura come i Tribunali, il declassamento come nel caso degli ospedali oppure la sottoutilizzazione nel crescente traffico navale sull’Adriatico come per i bacini portuali di Vasto e Termoli. La mia visione della Vasto futura va in questa direzione».