Pescherecci tornano in mare: «Fermo inefficace e aree di pesca ristrette, persi posti di lavoro»

Si torna in mare tra incognite e difficoltà. Terminato ieri il fermo biologico, che era scattato il 19 luglio, i pescherecci tornano a solcare l’Adriatico. Anche le marinerie abruzzesi riprendono l’attività, ma le aree in cui potranno calare le reti sono destinate a restringersi.

Coldiretti Impresapesca nutre dubbi sull’efficacia del fermo attuato quest’anno, «in un momento difficile per la flotta, con l’impennata del prezzo del gasolio che negli ultimi tre mesi ha fatto registrare un incremento del 25%. A pesare sono anche le nuove linee di indirizzo della Commissione Ue, a partire dal divieto del sistema di pesca a strascico e dalla restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali, con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030. Senza dimenticare l’invasione del granchio blu che sta danneggiando gravemente le attività di acquacoltura lungo tutta la penisola».

«Fermo inefficace»

Per l’organizzazione delle imprese del settore «l’assetto del fermo pesca 2023 non risponde ancora in tutti gli areali alle esigenze delle aziende, né a quelle di sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato di alcune risorse che il fermo vorrebbe tutelare, in una delicata fase di vita, nei 38 anni di fermo pesca non è granché migliorato, nonostante gli sforzi e le restrizioni messe in atto dalla flotta nazionale che ha visto una contrazione perdendo circa il 33% delle unità da pesca e 18000 posti di lavoro».

Secondo Coldiretti, «il fermo non deve essere una mera restrizione dei tempi di pesca, misure già abusate dai regolamenti comunitari, ma deve avere come obiettivo quello di tutelare le risorse target nelle fasi biologiche più importanti, quali la nascita e l’accrescimento dei giovanili».

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