Una nuova “sfida”, ancor più difficile e stimolante, rispetto a quella di un anno fa. All’inizio del luglio 2022, la pollutrese Filmena Piccirilli, insieme all’amica Chiara Santoro (leggi), si erano superate attraversando lo Stretto di Messina. Con il nuovo anno Filomena ha deciso di affrontare di nuovo rischi e paure riversando tutta la voglia in mare. Una nuova traversata, con un messaggio chiaro: «poter ispirare altre persone attraverso la mia storia a non arrendersi». Da Pollutri partirà domani, giovedì 17 agosto per raggiungere Istanbul, dove domenica 20 agosto parteciperà al “Bosphorus Cross Continental Race”: traversata a nuoto nello Stretto del Bosforo, il tratto di mare di Istanbul che segna il confine tra il continente europeo e quello asiatico.
Nel luglio di un anno fa la traversata dello Stretto di Messina, ora pronta per una nuova “sfida”, cosa ti aspetti dalla prossima traversata?
«Condivisione, leggerezza, mi aspetto di emozionarmi, di divertirmi e di conoscermi un po’ di più, di abbracciare delle mie paure e trasformarle in coraggio. Credo fermamente che il nostro coraggio abiti proprio nelle nostre paure e attraversarle significa scoprire tutta la meraviglia che siamo e che non siamo ancora consapevoli di essere. Anche se, a dir la verità, più che aspettarmela preferisco vivermela, la vita, attimo per attimo».
Dopo l’esperienza nelle acque italiane, perché questa volta la decisione di attraversare il Bosforo?
«L’anno scorso la scelta di attraversare lo stretto di Messina è stata una scelta dettata dall’entusiasmo e anche dall’inconsapevolezza della fatica che avrebbe richiesto imparare a nuotare e fare la traversata. Oggi mi rendo conto che c’era una parte di me che doveva dimostrarsi di non essere più disabile ma di essere abile, che avevo bisogno di liberarmi da tutta quella carrellata di quei “non ce la puoi fare a tornare a camminare” e dimostrarmi di potercela fare, ma ho capito che la fatica si moltiplica quando si fa qualcosa per dimostrare. La scelta di attraversare il Bosforo, invece, è maturata a poco a poco, è stata più intima, più ponderata. Quest’anno ho scelto consapevolmente la fatica, ma l’ho vissuta con leggerezza e ho vissuto ogni allenamento come un appuntamento con me stessa, per dedicarmi all’attività di cui mi sono innamorata l’anno scorso: nuotare. Ho pensato a qualcosa che ritenevo impossibile per me, a qualcosa che mi facesse davvero paura e la sola idea di nuotare in mare aperto senza barche d’appoggio mi terrorizzava. Ho visto in questa sfida la possibilità di conoscermi più a fondo, di imparare a guidare i miei pensieri e trasformare i miei stati d’animo. Ogni allenamento in mare mi ha permesso di dialogare con le mie paure, di rassicurarle, di spostare un millimetro più in là quelli che credevo fossero i miei limiti».
Sarai sola in questa avventura o avrai compagni e compagne al tuo fianco?
«Ci saranno altri ventotto italiani che conoscerò direttamente ad Istanbul e persone che vengono da tutto il mondo per partecipare a questa manifestazione. Inoltre una mia cara amica mi ha fatto una sorpresa bellissima: partirà dalla Spagna per venire in Turchia a supportarmi. Porterò con me il sorriso del mio allenatore Walter Coccia, il cui aiuto è stato fondamentale, il sorriso di mia sorella Lucia, dei miei genitori, di Alessandro e Alessandra e delle persone a me care e anche e soprattutto l’esempio dei miei corsisti: il loro coraggio di cambiare le loro vite mi ha ispirata tantissimo in questi mesi».
Tanta sarà la fatica ma cosa ti spinge, ogni estate, ad affrontare queste lunghe e difficili traversate?
«La consapevolezza di avere una missione: aiutare le persone a non arrendersi quando la vita prende una piega inaspettata, quando non va secondo i nostri piani e imparare a fidarci del mistero dell’esistenza, abbracciando l’idea che tutto accade per noi, anche se a volte i nostri occhi sono miopi per scorgere l’immensa bellezza di quel disegno. Mi spinge anche e soprattutto la convinzione che il dolore vissuto non vada sprecato. E il modo che ho trovato per non sprecarlo è metterlo al servizio di chi sta vivendo oggi ciò che io ho vissuto ieri. Non possiamo scegliere quel che ci accade nella vita ma possiamo scegliere come reagire, che cicatrice disegnare sulla nostra pelle, con quali parole raccontarci la storia della nostra vita. Non si tratta di vedere il bello a tutti i costi dove non c’è, ma di avere la pazienza di vederlo affiorare nei posti in cui mai ci saremmo aspettati di trovarlo.
Affronti il delicato tema della malattia con grande naturalezza, parlarne sempre e comunque aiuta?
«Oggi posso dire che la malattia è stato uno dei doni più grandi che la vita mi abbia fatto per i cambiamenti che ha innescato nella mia vita, è stato un vero e proprio acceleratore in direzione dei miei sogni. È arrivata per guarirmi, per insegnarmi ad essere grata di ogni dettaglio dell’esistenza e a vedere tutto lo straordinario che c’è nell’ordinario. Il 17 novembre dell’anno scorso ho scelto di lasciare la cura per l’artrite correndo il rischio di tornare in sedia a rotelle, è stata la decisione più difficile di tutta la mia vita, ma sentivo che valeva la pena fare quel tentativo. E anche se molti dottori mi avevano detto che in due mesi sarei tornata a letto sono passati 9 mesi e sto bene. Vorrei tanto che la mia storia arrivasse come un abbraccio invisibile a chi oggi sta attraversando un periodo buio e vorrei dir loro questo: il coraggio che vedi in me è il coraggio che anche tu hai dentro di te».
Dallo Stretto di Messina al Bosforo, quasi il doppio dei chilometri rispetto a un anno fa, come ti sei preparata?
«Si nuoterà al centro dello stretto del Bosforo verticalmente per 6km e mezzo e a differenza dello stretto di Messina non ci sarà la barca d’appoggio al mio fianco. La presenza e la guida di Walter Coccia il mio allenatore è stata preziosa: mi ha seguito passo dopo passo ed è stato il primo a credere che io potessi farcela. È stato fondamentale anche l’aiuto del Dottor Giovanni Attila e del Dottor Riccardo Salvi, la preparazione mentale è andata di pari passo a quella fisica e ho capito in questi mesi che è importante tanto quanto quella fisica. Quest’anno agli allenamenti in piscina sono stati preceduti dagli allenamenti in palestra in modo da entrare in vasca già stanca e rinforzare i muscoli. Diciamo che dopo due anni in sedia a rotelle la forza presente nelle mie gambe e nelle mie braccia non corrispondeva a quella di un corpo di una trentacinquenne. Ho capito che non possiamo neanche immaginare cosa riusciamo a realizzare se con costanza, dedizione e disciplina ogni giorno facciamo un passo verso i nostri sogni. Da maggio sono iniziati gli allenamenti anche in mare e ringrazio di cuore le persone che si sono offerte di accompagnarmi durante gli allenamenti, in particolar modo Gianluca. Ho partecipato inoltre a tutte le gare in mare che si sono svolte sulla costa abruzzese per prepararmi al Bosforo, sono state occasioni bellissime per conoscere nuovi luoghi e persone».
Quanto ti hanno aiutato gli impegni in mare per arrivare al meglio in Turchia?
«Il mare è ed è stato un maestro prezioso, cambia continuamente e velocemente e mi ha insegnato ad affidarmi a lui e a fidarmi di me. Mi ha insegnato la flessibilità, e spesso mentre nuotavo mi sentivo da un lato piccola e indifesa e dall’altro parte di qualcosa d’infinito. Ho cercato di allenarmi nelle condizioni più svariate, col mare un po’ mosso, molto mosso e anche di notte, visto che al Bosforo ci saranno delle correnti forti e mi hanno detto che il fondale è scuro. Ovviamente ogni allenamento l’ho svolto nella massima sicurezza: il mare va rispettato sempre».
Qualche ostacolo nell’avvicinarti all’appuntamento del Bosforo, superati tutti senza mai mollare?
«Anche quest’anno non sono mancate delle sfide da affrontare nei mesi di preparazione: il comitato turco all’inizio aveva rifiutato la mia domanda di partecipazione, condividere con loro la mia storia mi ha permesso di essere accettata, poi è arrivata la bronchite e per due mesi ho dovuto sospendere gli allenamenti, avevo tante buone ragioni per mollare ma una grande per continuare: il sogno di poter ispirare altre persone attraverso la mia storia a non arrendersi».
Foto di: Riccardo Bruni