La visibilità del Giro d’Italia ha senza dubbio dato una grande opportunità alla Costa dei Trabocchi in termini di economia e turismo. Non bastano però le immagini in mondovisione di un bel paesaggio per generare un flusso positivo, serve soprattutto che il territorio, amministratori e imprenditori lavorino insieme affinché questa visibilità sia capitalizzata nel tempo.
E lo sguardo di un traboccante della prima ora come Bruno Verì dà l’idea di quanto il territorio, in fondo, non sia ancora effettivamente pronto per un turismo diverso, più moderno e all’avanguardia. «Noi però ci siamo e se le amministrazioni danno una sterzata – dice Verì -, il Giro d’Italia sarà davvero un’opportunità».
I locali della costa, di contro, si dicono soddisfatti del lavoro e di come vanno le cose seppur con qualche criticità. «Locali ce ne sono, per tutti i gusti – afferma il ristoratore Luca Caldora -, ma quello che manca è la ricettività per far sì che questo non resti un turismo mordi e fuggi ma che chi decide di venire abbia l’opportunità di restare e poter fruire della nostra offerta non per un solo giorno».
E la parola d’ordine, come dice Benedetta Jannamico, dell’omonima Distilleria che sta puntando tutto sul brand Costa dei Trabocchi, per tutti dovrebbe essere «fare rete». E soprattutto «non sfruttare il territorio come qualcosa da cui attingere soltanto ma come un amico con cui portare avanti un discorso in parallelo in un continuo do ut des perché – dice – la Costa dei Trabocchi non va sfruttata ma curata».
Il mio augurio è che non diventi un carnaio come tutti gli altri posti più pubblicizzati dell’Italia. Questo è il mio augurio.
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