Il mio desiderio più grande: far guarire il mio vicino di casa, Avere legami profondi e non sentirmi più sola, Poter restare qui: sono solo alcuni dei messaggi scritti a mano che da ieri danno vita al Vicolo dei desideri di Furci. L’installazione artistica dell’Archeoclub, dopo il grande apprezzamento dell’anno scorso, è diventata un’opera permanente che trova espressione proprio nelle frasi e nei messaggi lasciati dai cittadini e dai visitatori: tanti biglietti che, insieme, diventano desiderio corale, «espressione della comunità che lo genera».

L’installazione ha una nuova sede, più grande rispetto al vicolo Cesare Battisti dell’anno scorso: l’arco di piazza Umberto, accanto alla torre medievale, antica strada di accesso al paese. Qui i rappresentanti dell’associazione – la presidente Giusy Mazzella ed Elena Spagnoli – e comunali – il sindaco Fabio Di Vito e l’assessore Claudio Cianciosi – hanno tagliato il nastro aprendo il suggestivo vicolo allestito nelle scorse settimane dagli instancabili volontari dell’Archeclub.

Entrarvi è un viaggio tra i più intimi desideri fissati sui biglietti anonimi da grandi e piccoli. Salute, amore, amicizia, futuro, scuola, lavoro, i messaggi spaziano tra tutti gli aspetti della vita in un’alternanza in grado di emozionare e ispirare: Che chi lotta possa avere una risposta positiva, Palestina libera e libertà di ogni popolo, Riuscire a provare qualche emozione vera, Che il ricordo di mia madre che era di Furci resti per sempre.
Non mancano le richieste più leggere come quelle di chi spera di vedere, prima di morire, la Juventus vincere la Champions o un improbabile salto di categoria del Furci fino all’Eccellenza o culinarie – Imparare a fare le scrippelle – e dei più piccoli, in grado di strappare un sorriso: Avere tutte le magie che vuoi, Desidero che il mio gatto Giovina fosse più affettuoso.
E come l’anno scorso, tra le preoccupazioni e i desideri del vicolo è forte la presenza del tema del futuro del paese (e dei paesi): Vorrei poter restare qui, Desidero che la gente, in questo paese, si voglia più bene, Aiutare i piccoli paesi a non scomparire, Vorrei che in paese tutte le finestre tornassero a essere illuminate… e che le vecchine tornassero a sedersi fuori dall’uscio in estate.
L’associazione continuerà a raccogliere i nuovi desideri fino al 4 gennaio, poi le frasi raccolte saranno scannerizzate e incise su un materiale durevole per essere reinserite in modo permanente nel vicolo per «Un archivio poetico e visibile dei desideri, destinato a restare nel tempo, uno spazio attraversabile, un arco simbolico tra presente e futuro, tra gesto individuale e memoria collettiva. Un luogo che invita a fermarsi, leggere, immaginare. Un luogo che continua a interrogare chi lo abita».
L’invito è a regalarsi un viaggio nel vicolo, soprattutto di sera quando è illuminato, a lasciarsi isprirare dai desideri presenti e a scriverne di propri per essere parte di questa suggestiva opera collettiva.











