Premio da 30mila euro al dirigente, in udienza i testi dell’accusa: c’è anche l’ex segretario comunale

Si è tenuta ieri un’udienza del processo a carico di Vincenzo Toma, dirigente del Comune di Vasto imputato per peculato in relazione a un premio di risultato da circa 30mila euro che si sarebbe attribuito nel 2020. Una vicenda che, oltre al profilo giudiziario, continua a intrecciarsi con il dibattito politico in città, tornato al centro dell’attenzione anche nell’ultima seduta del Consiglio comunale.

Il palazzo di giustizia di Vasto

Davanti al collegio giudicante presieduto da Italo Radoccia sono sfilati i testimoni indicati dalla pubblica accusa, rappresentata dalla pm Silvia Di Nunzio. Sentiti l’ex segretario generale del Comune di Vasto, Aldo D’Ambrosio, oggi in servizio a San Salvo, che ha ricostruito le fasi amministrative legate al premio contestato, e un ispettore del ministero dell’Economia e delle Finanze. D’Ambrosio ha riferito di aver sospeso il pagamento del premio di risultato poiché disposto in assenza dei presupposti necessari, in particolare il raggiungimento degli obiettivi formalmente individuati dalla giunta comunale, passaggio ritenuto indispensabile per la legittimità dell’erogazione.

Secondo l’accusa, proprio l’assenza di tali presupposti renderebbe illegittima l’attribuzione del premio, da cui l’ipotesi di peculato contestata al dirigente. Toma, nel frattempo, è andato in pensione ma continua a operare all’interno del municipio: il sindaco di Vasto gli ha infatti conferito un incarico fiduciario, della durata di un anno, per la direzione gratuita dei settori personale, gare, contratti e appalti.

L’udienza è stata aggiornata al 17 febbraio, quando verranno escussi i testimoni della difesa di Toma, assistito dall’avvocato Francesco La Cava di Isernia. Sullo sfondo restano le polemiche politiche esplose in Consiglio comunale nei giorni scorsi, con l’opposizione che ha chiesto la costituzione di parte civile del Comune – ricordando che lo stesso era stato fatto nel processo contro tutta la giunta nel 2016 – e la maggioranza che ha respinto la mozione, accusando FdI di doppia morale in uno scontro acceso che si è concluso con voto segreto, terminato 11-5. Ma il confronto è proseguito, a distanza, anche nel day after. La vicenda continua a procedere sul doppio binario, giudiziario e politico.

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