Contenitori pieni d’olio non tracciato, oppure etichettato extravergine ma di qualità inferiore, suolo contaminato con fanghi di lavorazione e sansa esausta, lavoro nero. Un’illegalità diffusa, quella che i carabinieri forestali hanno trovato controllando decine di aziende olearie della provincia di Chieti. Lampante: è il nome dell’operazione ad ampio raggio condotta su tutto il territorio provinciale tra ottobre e novembre dai militari del Nucleo di Villa Santa Maria coi loro colleghi del Gruppo carabinieri forestale di Chieti, agli ordini del tenente colonnello Marco Santilli, in collaborazione con Ispettorato del lavoro e Sasi. I blitz hanno riguardato il Chietino, la Frentania, il Vastese, insomma tutto l’ambito di competenza.

I controlli hanno interessato l’intera filiera produttiva dell’olio: dalla raccolta delle olive alla molitura, dalla tracciabilità del prodotto finito alla sicurezza dei lavoratori, fino alla gestione dei reflui. Per individuare scarichi abusivi e impianti sospetti è stato utilizzato anche un drone, che ha permesso di monitorare dall’alto aree rurali e strutture difficilmente accessibili.
Nel corso delle ispezioni sono state sequestrate due cisterne contenenti complessivamente 2.500 chilogrammi di olio dichiarato extravergine, ma che le analisi ufficiali hanno classificato come olio lampante, quindi non idoneo al consumo umano. Il titolare dell’azienda è stato denunciato per vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine. A suo carico anche una denuncia per falsità ideologica in atto pubblico, poiché nel sistema informatico nazionale Sian risultavano registrate giacenze di olio extravergine non corrispondenti alla reale qualità del prodotto.
Gravi criticità sono emerse anche sul fronte ambientale. In un sito produttivo le acque meteoriche e di dilavamento venivano convogliate, senza alcun trattamento, in tubazioni private collegate alla rete fognaria pubblica. L’illecito è stato accertato grazie all’uso della fluorescina e al supporto tecnico della Sasi. Sono stati inoltre individuati fori di scolo lungo il muretto perimetrale del piazzale, che consentivano lo sversamento diretto sul suolo e nelle cunette stradali. Il responsabile è stato denunciato per abbandono e deposito incontrollato di rifiuti.
All’interno di un opificio i Forestali hanno trovato 32 big bags contenenti circa 30.000 chilogrammi di fanghi di lavorazione, stoccati oltre i limiti temporali consentiti e senza il corretto smaltimento. In un’altra area sono state rinvenute sanse esauste abbandonate su una superficie di 1.500 metri quadrati, configurando un’ulteriore violazione del Testo unico ambientale.

Nei magazzini di alcuni stabilimenti sono state inoltre trovate confezioni di olio prive delle informazioni obbligatorie previste dalla normativa, fondamentali per garantire tracciabilità e trasparenza verso il consumatore. Le irregolarità hanno portato a sanzioni per oltre 40mila euro e alla notifica di 30 diffide.
L’Ispettorato del Lavoro ha riscontrato anche manodopera irregolare e violazioni sulla sicurezza, disponendo tre sospensioni delle attività fino alla regolarizzazione.
Particolarmente rilevante il sequestro di un frantoio completamente clandestino, privo di qualsiasi autorizzazione allo scarico e sconosciuto ai sistemi ufficiali di controllo. L’impianto operava in totale violazione delle norme ambientali e sanitarie. Nell’area sono state sequestrate anche diverse tonnellate di sansa e acque di vegetazione, con potenziali rischi di contaminazione del suolo e cattivi odori.
«La tutela dell’olio extravergine d’oliva, eccellenza del nostro territorio, richiede controlli rigorosi e continui», spiegano i Carabinieri Forestali. «Trasparenza della filiera, corretta gestione dei rifiuti e sicurezza dei lavoratori sono valori imprescindibili per garantire qualità e proteggere il paesaggio rurale abruzzese».













