Un consiglio comunale «combattuto», una mozione relegata «al 18° punto dell’ordine del giorno» e una maggioranza che, secondo Fratelli d’Italia, avrebbe evitato il confronto nel merito. È dura la presa di posizione dei consiglieri comunali FdI dopo la bocciatura della mozione sulla vicenda del dirigente comunale Vincenzo Toma, imputato di peculato per un premio di risultato dal 30mila euro risalente al 2020.

Vincenzo Suriani, Francesco Prospero e Guido Giangiacomo ribadiscono di essere «fermamente convinti che ognuno sia innocente fino al terzo grado di giudizio», ma spiegano che la loro proposta conteneva «solo due richieste»: «che il Comune di Vasto si costituisse parte civile nel processo» e che il dirigente fosse «cautelativamente sospeso dal servizio», anche alla luce del fatto che «presta servizio a titolo gratuito perché in pensione».
Secondo FdI, si trattava di «richieste assolutamente sensate e legittime», ricordando come in passato «il Comune di Vasto, con decisione assunta all’unanimità di maggioranza e minoranza, si è costituito in giudizio contro una intera giunta», poi assolta. Nel mirino finisce l’intervento del sindaco, Francesco Menna, definito «del tutto fuori tema»: «è riuscito a parlare di tutto salvo che della vicenda», «senza confermare le date delle udienze» e «spaziando dalla strage dell’Italicus alla corruzione in Congo». Al termine della discussione, la mozione è stata respinta con «11 voti contrari e 5 favorevoli».
Tre i punti critici evidenziati dai consiglieri di opposizione. Il primo riguarda la mancata costituzione di parte civile: «Il Comune che si costituisce in giudizio anche per poche decine di euro contro i cittadini, non ha inteso diventare parte civile contro un suo dirigente, dimostrando di essere forte coi deboli e debole coi forti». Il secondo aspetto è amministrativo: il dirigente «non fa più parte del Comune perché in pensione», ma resta operativo «per volere del sindaco Menna» con un incarico fiduciario. «Sospenderlo sarebbe stato opportuno e legittimo», sostengono, trattandosi «non più di un dirigente di carriera ma di un collaboratore nominato con decreto sindacale».
Dal centrosinistra «nessuna voce si è alzata in aula», inoltre «quattro consiglieri di maggioranza si sono dileguati dalla sala consiliare al momento del voto». Critiche anche alla conduzione della seduta, giudicata «mal gestita» dal presidente del Consiglio comunale, Marco Marchesani. «A prescindere da come finirà la vicenda giudiziaria – concludono i consiglieri di Fratelli d’Italia – chiunque abbia assistito al Consiglio può capire l’abisso di arbitrio, privilegio e scarsa prudenza che attraversa questa fase finale della seconda amministrazione Menna».













