A San Vito Chietino ricordato Leandro Verì, carabiniere ucciso in servizio

Questa mattina, al cimitero di San Vito Chietino, si è tenuta la solenne cerimonia di commemorazione dell’appuntato Medaglia d’Oro al Valor Militare. Leandro Verì, nato in contrada San Fino. Quarto di sei figli, il 31 ottobre 1923 dopo aver frequentato il corso di addestramento e formazione nella scuola Allievi carabinieri di Roma, ottiene la nomina di “carabiniere a piedi” e assegnato alla Legione carabinieri di Chieti prestando servizio nelle stazioni di Gioia dei Marsi, Montazzoli, Castiglione Messer Marino e Casalbordino fino al 17 dicembre 1926.

Dal 21 dicembre 1926 viene trasferito alla tenenza di Treviso e, l’anno successivo, a quella di Padova, dovem nel mese di maggio del 1928, viene assegnato alla stazione di San Biagio di Callalta (Pd), dove fu coinvolto in un’azione di polizia giudiziaria che gli valse la decorazione con la “Croce d’Argento” da parte del comando generale dell’Arma dei carabinieri. Trasferito per un breve periodo alla Legione carabinieri di Roma, il 19 dicembre 1931 viene destinato alla Legione di Genova e assegnato alla stazione di Sassello (Sv) e poi a quella di Nervi (Ge). Promosso al grado superiore di appuntato nell’anno 1936, viene trasferito nella stazione di Alassio (Sv).

Il 13 dicembre 1938, durante un servizio svolto nel Comune di Lagueglia (Sv), è stato coinvolto in un conflitto a fuoco ingaggiato con un pericoloso malvivente, rimandendo gravemente ferito e morendo il 18 dicembre 1938 nella clinica “Robutti” di Alassio dove era ricoverato.

Per questa operazione, a riconoscimento del suo gesto eroico e di attaccamento al servizio con Regio Decreto del 18 agosto 1939 venne decorato della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: «Di notte, in unione con il proprio comandante di stazione, durante le ricerche di uno sconosciuto, che, armato di fucile da guerra e di baionetta aveva minacciato nella vita una guardia giurata, venutosi a trovare isolato per esigenza del servizio stesso, avvistato il ricercato, non esitava ad inseguirlo e ad intimargli il fermo. Ferito gravemente in più parti del corpo da un colpo di mitraglia, rispondeva al fuoco e continuava nell’inseguimento del ribelle, raggiungendolo ed ingaggiando con lui violenta colluttazione, riuscendo anche a disarmarlo del fucile. A causa della perdita di forze, sfuggitogli il ribelle ne riprendeva l’inseguimento per lungo tratto e, malgrado l’incessante perdita di sangue, lo faceva segno di altri colpi della sua pistola, lo raggiungeva ed impegnava nuova violenta colluttazione, finché, esausto, cadeva con l’avversario che, ancora in grado di reagire, tentava colpirlo con la baionetta che aveva a portata di mano. Il sopraggiungere del superiore poneva fine alla lotta con l’uccisione del ribelle. Trasportato in luogo di cura, decedeva dopo cinque giorni di atroci sofferenze. Laigueglia (Savona), 13 dicembre 1938».

Con la cerimonia odierna si è voluto rendere omaggio a Verì che «ha incarnato le più alte virtù militari, il senso del dovere e l’assoluta dedizione al servizio, testimoniati sino all’estremo sacrificio, contribuendo ad elevare il prestigio dell’Arma dei carabinieri». Alla Cerimonia, sobria e particolarmente sentita, alla presenza dei pro-nipoti del decorato consegnatari della Medaglia d’Oro, hanno preso parte il colonnello Cosimo Damiano Di Caro (comandante provinciale dei carabinieri di Chieti), i militari della compagnia di Ortona e della stazione di San Vito Chietino, il reverendo don Claudio Recchiuti (cappellano militare e capo servizio assistenza spirituale della Legione carabinieri Abruzzo e Molise) e il sindaco Emiliano Bozzelli.

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