Ex Sevel e stabilimento polacco, Magnacca: «La Fiom dimentica le sue posizioni passate»

«Non credo che la stagnazione della produzione del Ducato dipenda esclusivamente dalla produzione di veicoli nello stabilimento di Tychy in Polonia. Ritengo che la Fiom Cgil Abruzzo-Molise quando parla del comparto dell’automotive dimentichi di fare memoria del passato e dei comportamenti avuti rispetto all’allora Sevel». Si apre così un nuovo capitolo dei botta e risposta tra l’assessora regionale alle Attività produttive, Tiziana Magnacca, e il sindacato dei metalmeccanici.

L’ultimo scambio di battute ruota intorno alle difficoltà dello stabilimento della Val di Sangro imputate all’apertura di uno stabilimento “gemello” in Polonia. «Vale la pena ricordare l’atteggiamento che ebbe proprio questo sindacato nel 2018 e 2019, al massimo dei picchi di produzione di Atessa, quando protestò per l’annuncio della necessità di attivare maggiori turni lavorativi – dice Magnacca – Il mercato era favorevole per il Ducato e per tutti gli altri modelli prodotti in Val di Sangro con la crescente richiesta di produrre più furgoni. Il gruppo Psa, che diede vita con la Fiat alla collaborazione Sevel, ritenne opportuno ristrutturare la fabbrica in Polonia e destinarla alla produzione di un modello specifico base che avrebbe contribuito a ridurre i carichi di lavoro in Abruzzo. Di questa iniziativa erano ben consapevoli i sindacati».

«La politica, alla quale fa riferimento la Fiom Cgil, ha sostenuto pervicacemente un green deal con regole rigide sull’elettrico (che si sono tradotte nelle multe sulle case automobilistiche con l’assenza di libertà di scelta fra tecnologie non inquinanti) e che hanno portato alla quasi distruzione della industria automobilistica europea. La politica, alla quale fa riferimento la Fiom Cgil, ha nei fatti favorito l’ingresso della produzione cinese che si è mostrata altamente competitiva sia sulle prestazioni che sui costi nel settore automobilistico europeo».

«L’intransigenza verso l’endotermico in favore delle auto elettriche ha prodotto una sostanziale violazione di ogni criterio di democraticità delle decisioni politiche, con effetti deleteri sui lavoratori e sulle loro famiglie. La Regione con il presidente Marco Marsilio sta sostenendo la transizione neutra e lo vede impegnato in Europa da due anni e mezzo con la necessità di un cambio di passo che tuteli per davvero la nostra industria manifatturiera e i nostri lavoratori. Che il presidente della Regione avesse ragione è dimostrato dal fatto che oggi, ad eccezione di qualche sparuto partito oltranzista, tutti si sono spostati sulle posizioni portate avanti da Marsilio».

«Persino la Germania all’ultimo incontro delle regioni europee dell’automotive ha espresso e condiviso le stesse posizioni di Regione. Ci auguriamo che gli uomini e le donne della Fiom Cgil abbiano una visione molto più aperta e matura tale da consentire loro di comprendere che le difficoltà dell’automotive sono legate proprio ad una politica industriale europea (e governativa fino al 2022) totalmente autolesionista. Ma in ogni caso, si pensa davvero che l’automotive riprenda a pieno ritmo le sue produzioni chiudendo una fabbrica in Polonia?». 

«La Regione continuerà a sostenere in Europa e in Italia le ragioni della manifattura italiana e abruzzese attraverso posizioni che la tutelino e la promuovano, seppur in un quadro profondamente mutato rispetto al passato. Per non morire del tutto come industria dell’automobile sarebbe opportuno, da parte di chi rappresenta i lavoratori, spendere il proprio tempo per perorare soluzioni che sollecitino un cambio di passo alla politica europea cui si identificano, piuttosto che impegnarsi in una narrazione poco corrispondente ai fatti e che non è di aiuto per nessuno, ma soprattutto per i lavoratori di Atessa e dell’indotto».

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