Scontro sul prg, «tutti incompatibili»: la minoranza lascia l’aula, confermato il commissariamento

Tanto tuonò che non cambiò nulla. La parafrasi del celebre proverbio è ciò che descrive meglio l’esito del consiglio comunale odierno di San Salvo che prometteva battaglia, almeno nelle premesse. Terzo punto all’ordine del giorno la trasparenza amministrativa relativa all’adozione del futuro piano regolatore generale: ennesima tappa nell’assise civica preceduta da polemiche, accuse, inviti (virtuali) a comparire in tribunale, conferenze stampa e fiumi d’inchiostro.

Il centrodestra ha dovuto fare un passo indietro per via dell’assenza di un passaggio fondamentale. Due mesi fa è stato votato, dalla maggioranza, il commissariamento del prg senza aver prima contezza di quanti consiglieri fossero realmente compatibili o incompatibili (cioè quanti per avessero conflitti d’interesse con lo strumento urbanistico a causa degli effetti che lo strumento urbanistico avrà sugli immobili del loro nucleo famigliare e dei parenti fino al quarto grado) con la motivazione dei ritardi nelle integrazioni di alcuni consiglieri di minoranza.
Sulla base delle autocertificazioni (più o meno aggiornate), quindi, la sindaca Emanuela De Nicolis, illustrando il punto, ha elencato la situazione di ogni singolo consigliere rilevando variazioni tali da causare l’incompatibilità di tutti i membri a eccezione di Argirò (che però non avrebbe presentato le integrazioni sui rami di parentela).

La seduta è stata caratterizzata da botta e risposta sulla falsariga di quanto accaduto finora. Fabio Travaglini e Nicola Argirò si sono trovati concordi col definire «terrorismo psicologico» l’impostazione del consiglio comunale.
«Trovo grave insinuare ogni volta che dietro le nostre scelte ci siano chissà quali interessi – ha detto invece Michela Torricella – Qui ci siano tutte persone oneste» Emanuela Tascone ha ribadito la proposta di votare il prg per zone evitando così la “somma” delle incompatibilità e permettere all’assise civica di essere partecipe: «Di vecchio vedo solo quest’ordine di giorno. Parliamo di un piano che risale a 10 anni fa, in dieci anni quante cose cambiano? Ricorriamo al commissario perché non avete i numeri per votare il prg, e non perché i consiglieri di minoranza non hanno presentato i documenti, ma perché invece di “smontarlo” e presentarlo “a pezzi”, avete consegnato al commissario un prg intero ormai vecchio».

Le opposizioni, quindi, hanno deciso di abbandonare l’aula prima dell’appello del segretario Aldo D’Ambrosio per le dichiarazioni di compatibilità o meno, una scelta (non nuova) stigmatizzata dalla sindaca: «Le carte le avete da tempo e da tempo potevate verificare la vostra posizione, era vostro un vostro dovere. L’uscita dall’aula conferma che non volete prendervi la responsabilità di legge».

Ha fatto eccezione Marika Bolognese che ha specificato la propria incompatibilità ed è rimasta in aula aggiungendo: «Mi trovo pienamente d’accordo con il sindaco sulle premesse normative. Relativamente al prg, ho rilevato due immobili, uno con situazione peggiorativa e uno migliorativa: una posizione che espone l’ente a profili di illegittimità. È una scelta compatibile con i principi di trasparenza che devono prevalere su ogni logica di schiaramento e di ogni forzatura procedurale. La mia astensione non limita in alcun modo il mio impegno a vigilare sul percorso di questo piano che deve essere affrontato con serietà e correttezza senza scorciatoie, né con atteggiamenti che sviliscono il consiglio comunale».

Alla fine della conta, gli incompatibili sono 10, cioè tutta la maggioranza più Bolognese. Usciti dall’aula, invece, gli altri componenti delle minoranze e Giancarlo Lippis e Alfonso Di Toro di San Salvo Popolare e Liberale.
È confermato, quindi, il commissariamento del prg.

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