Il telefono di casa squilla. Dall’altra parte della cornetta, una voce sconosciuta. Con serietà si presenta come un ufficiale delle forze dell’ordine. «La sua macchina è stata usata per compiere una rapina». Altri due episodi a Vasto nell’ormai lunga telenovela della cosiddetta truffa delle targhe clonate. Le vittime non ci sono cascate, come già era successo nelle scorse settimane. Se la sono cavata con una perdita di tempo e un’arrabbiatura. Anche perché le auto erano regolarmente parcheggiate sotto casa senza segni di collisione con altri veicoli. Respinte al mittente le richieste di comunicare la targa, anche quando lo sconosciuto, nel tentativo di intimorire i malcapitati, ha pronunciato la solita frase: «La faccio parlare con un superiore». Stessa richiesta, con il tono di un ordine. Stessa risposta negativa. E le telefonate terminano bruscamente.
Se le vittime avessero comunicato il numero di targa, avrebbero ottenuto questa risposta: «È stato clonato e usato per compiere una rapina su un’auto rubata». Quindi i sedicenti ufficiali avrebbero annunciato che due (falsi) poliziotti in borghese si sarebbero presentati a casa sua per eseguire un sequestro. Una scusa per rovistare e rubare denaro e oggetti preziosi. In altri casi il finto tutore dellordine induce la vittima a raggiungere gli uffici della Motorizzazione civile per chiarire la sua posizione. Nel frattempo rimane sempre in contatto telefonico col truffato, mentre i complici svaligiano la casa di quest’ultimo.












