I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Pescara, il 18 novembre, hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo disposto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pescara, su richiesta della procura europea, per oltre 3,5 milioni di euro. Sono stati sequestrati, oltre a numerosi rapporti bancari, diversi beni, tra cui un immobile, denaro in contante e oggetti preziosi il cui valore è di circa 230mila euro.

L’indagine origina da una verifica fiscale eseguita nei confronti di una società a responsabilità limitata (individuata sulla base di una specifica analisi di rischio del nucleo speciale Spesa pubblica e Repressione frodi comunitarie della guardia di finanza), che ha portato ad accertare una rilevante frode in danno del bilancio nazionale e dell’Unione Europea, perpetrata attraverso la dichiarazione di attività fittizie.
In particolare, è stato accertato come i passaggi finanziari collegati alle operazioni commerciali, fossero meramente cartolari, essendo privi di sostanza economica e volti esclusivamente a dimostrare fittiziamente l’esistenza di una florida realtà aziendale, strumentale all’ottenimento di indebiti contributi nazionali ed europei percepiti negli anni 2021 e 2022.
Al termine delle attività investigative e, in particolare, dell’analisi della copiosa documentazione acquisita (tra cui i bilanci societari e la documentazione presentata alla Simest spa), è stata ricostruita l’esistenza di un gruppo criminale dedito alla perpetrazione di truffe per il conseguimento di finanziamenti pubblici (nazionali ed europei) e di prestiti garantiti da Medio Credito Centrale – Banca del Mezzogiorno, e al successivo riciclaggio e autoriciclaggio degli ingenti profitti realizzati. Il sistema di truffa ricostruito è stato attuato mediante la presentazione alla Simest spa di documenti contabili artefatti e attestazioni materialmente false.
Le investigazioni della guardia di finanza pescarese hanno consentito di denunciare alla procura europea dieci persone e di quantificare il profitto del reato in circa 3,7 milioni di euro, di cui 500mila euro concernenti risorse stanziate nell’ambito Pnrr.









