La gigafactory di Termoli potrebbe restare solo un’illusione. A rilevarlo è stato il quotidiano economico Milano Finanza che, in base ad alcune informazioni in suo possesso, ha pubblicato sulla definitiva rinuncia al progetto da parte di Acc, la joint venture tra Stellantis, Mercedes e TotalEnergies.

Lo stabilimento molisano ex Fiat avrebbe dovuto produrre le batterie per le auto elettriche, ma dopo gli entusiasmi iniziali, il progetto è stato rimandato con le motivazioni di un mercato non incoraggiante e del costo eccessivo dell’energia necessaria.
Nel frattempo, a Termoli, è terminata la produzione dello storico motore endotermico Fire e, dallo scorso primo settembre, i 1.823 dipendenti sono entrati in cassa integrazione. Per adesso è stato annunciato solo un nuovo componente, il cambio eDCT, la cui produzione sarà avviata alla fine del 2026, per entrare a pieno regime nel 2027.
A preoccupare sono le evoluzioni dello scenario intorno alla produzione delle batterie. Dallo stabilimento di Termoli sarebbero dovute uscire batterie Nmc (nichel-manganese-cobalto) dal prezzo più alto rispetto alle Lfp (litio-ferro-fosfato) che Stellantis si prepara a sfornare in Spagna insieme al produttore cinese Catl. Un altro segnale non proprio incoraggiante per il futuro della fabbrica molisana.

I sindacati invitano alla mobilitazione
Duro il commento dei sindacati: «La possibile rinuncia di Acc alla Gigafactory di Termoli arriva mentre il Governo Meloni presenta una manovra economica che non stanzia un euro per salvare l’industria, non interviene sul costo dell’energia, non pianifica la transizione e non impone alcuna condizionalità agli incentivi pubblici», attacca l’Usb Pescara (Unione Sindacale di Base). «Il risultato è davanti a tutti: un disastro annunciato, che oggi esplode in tutta la sua gravità. La Gigafactory, sbandierata per mesi come simbolo della “transizione italiana”, si rivela per ciò che era: un’operazione di propaganda, utile solo a coprire il progressivo disimpegno di Stellantis dal Paese, mentre in Spagna e Germania gli investimenti industriali vengono blindati da interventi pubblici veri».
«Nel frattempo, Stellantis ha svuotato stabilimenti, smantellato produzioni, aperto esodi incentivati e trascinato l’intero comparto automotive nella peggior crisi della sua storia – continua l’Usb – Oggi si prova a scaricare tutto sui “costi dell’energia” o sulla “scarsa domanda di auto elettriche”. La verità è che senza una politica industriale pubblica, senza controllo della filiera energetica e senza vincoli sugli incentivi, la transizione non è mai stata credibile. Sono responsabilità politiche precise».
Il sindacato quindi chiede un tavolo d’emergenza pubblico su Termoli, con Governo, Regione e «organizzazioni sindacali reali, non quelle che firmano concessioni», il coinvolgimento diretto dello Stato nella filiera dell’automotive e della mobilità sostenibile «perché l’interesse nazionale non può essere delegato ai consigli di amministrazione delle multinazionali», una verifica degli impegni industriali assunti da Stellantis e Acc con fondi pubblici, con sospensione o revoca degli incentivi in caso di inadempienza; un reddito di transizione, che garantisca la copertura economica al 100% per le lavoratrici e i lavoratori colpiti dalle transizioni digitale, energetica e tecnologica».
Infine, «Usb chiama tutto il mondo del lavoro allo sciopero generale del 28 novembre e alla manifestazione nazionale a Roma del 29 novembre. Per difendere Termoli. Per difendere l’industria. Per difendere il Paese».









