Nessuna trivella, ma opportunità per il territorio. Il responsabile del sito minerario di Collesanto, Francesco DI Luca, interviene a tutto campo sul progetto di estrazione gas dal sito in territorio di Bomba. Negli scorsi mesi, la Regione si è espressa negativamente, mentre si attende quello del ministero della Cultura (dopo un primo parere favorevole di compatibilità ambientale).
«Non ci saranno nuove trivellazioni»
Di Luca con una articolata nota, interviene su vari aspetti del progetto a partire da presunte nuove trivellazioni che non ci saranno: il progetto prevede l’estrazione da due pozzi già perforati in passato, intervento il cui iter autorizzativo è stato avviato nel gennaio 2024 «sulla base della raccolta di dati idonei e sufficienti a garantire la compatibilità ambientale dell’attività estrattiva, condotta su piccola scala».
«Questo approccio – scrive Di Luca – è derivato dalla precedente procedura ufficiale di “Consultazione preventiva” svoltasi nel 2022 in cui il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva definito la portata e il livello di dettaglio delle informazioni necessarie da considerare per la redazione del nuovo studio di impatto ambientale per l’impianto Small Scale Lng. Le trivelle nel territorio di Bomba sono arrivate in passato, nei 5 anni dal 2003 al 2007, in cui si è realizzata l’infrastruttura estrattiva dei 2 pozzi MP1 e MP2 con il pieno supporto autorizzativo di tutti gli enti comunali, provinciali e regionali».

«Questo percorso portò poi nel 2008 al riconoscimento della consistenza mineraria da parte dell’allora ministero delle Attività produttive con il decreto di istituzione dell’area mineraria Monte Pallano. Nessuna trivella, oggi, è previsto debba essere usata nel territorio interessato dal giacimento di gas di Collesanto. A Bomba, nel pieno rispetto delle normative italiane, dal 2003 al 2007 la società dell’epoca ha investito diverse decine di milioni di euro per realizzare l’infrastruttura estrattiva senza alcuna opposizione. Nel 2008 è stato accertato che il gas c’è e che può essere estratto dal giacimento. Da allora, nel corso di 15 e più anni, i pozzi sono stati correttamente manutenuti e gestiti in sicurezza, sempre pronti a essere messi in produzione. Oggi il parere favorevole di compatibilità ambientale conferma che la soluzione proposta di liquefazione su piccola scala permette di estrarre questo gas nel rispetto delle matrici ambientali presenti nel territorio».
Differenze con i vecchi progetti: «capacità produttiva dimezzata»
«I vecchi progetti che sono stati presentati negli anni passati avevano sicuramente delle criticità che gli organi competenti hanno sempre analizzato ed evidenziato. Questo è stato il vero motivo dei rigetti passati nelle scorse procedure di compatibilità ambientale. Il progetto attuale – continua Di Luca– risulta sostanzialmente modificato rispetto alle versioni precedenti e non è più confrontabile con quello oggetto di pronunce giurisprudenziali passate. Le misure di mitigazione introdotte, tra cui la riduzione del 50% della capacità produttiva del giacimento, sono chiare espressioni del principio di precauzione e sono state valutate da organi tecnici competenti, in primis dalla Direzione generale per le dighe del Mit, che ha rilasciato il nulla osta con prescrizioni tecniche vincolanti e dettagliate, pienamente coerenti con gli obiettivi di sicurezza e sorveglianza della diga di Bomba».
«Il principio di precauzione non giustifica automaticamente un diniego, ma richiede che siano messe in atto misure preventive e sistemi di controllo. Nel progetto relativo all’impianto Small Scale Lng presentato da LNEnergy che ha ottenuto un parere favorevole della Commissione Via nazionale è stata adottata una filosofia impiantistica conservativa (taglia ridotta, tecnologie Zld, cogenerazione interna), ed è stata ridotta del 50% la capacità produttiva del giacimento per abbattere i rischi legati a subsidenza e deformazioni e sono state previste attività di monitoraggio geofisico e ambientale in continuo».

L’osservatorio ambientale
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha confermato la costituzione di un Osservatorio Ambientale denominato ColleSanto Gas Field che «seguirà tutto il progetto dal giorno dopo dell’emissione del decreto di compatibilità ambientale e resterà attivo per tutti i 20 anni di produzione di Lng (gas naturale liquefatto), fino alla dismissione. Questo comitato di controllo dimostra come i timori e le criticità territoriali possono essere gestite, affrontate e risolte nella costruzione di importanti opere industriali con rigore e metodologia scientifica, mettendo da parte l’ideologia e le prese di posizione pregiudiziali».
«L’osservatorio sarà regolato da apposito decreto ministeriale e sarà rappresentato da tecnici di tutti gli enti coinvolti, dal Comune di Bomba alla Regione fino all’Ispra e Ingv, passando per Arta, Asl ecc. – aggiunge Di Luca – L’obiettivo è quello di assicurare le attività di accompagnamento alla corretta realizzazione delle opere previste, tra cui la verifica dell’osservanza di specifiche prescrizioni/condizioni ambientali, da verificarsi nelle successive fasi di approvazione del progetto esecutivo e/o nel corso della realizzazione dell’opera, nonché nella fase di monitoraggio ambientale post operam. L’osservatorio ambientale rappresenta la massima garanzia scientifica che si potesse prevedere per la realizzazione del progetto nella piena salvaguardia del territorio circostante ed è per questo che rigettiamo con determinazione l’attacco che ci viene rivolto di un’operazione a beneficio di pochi che deturpa il territorio. L’osservatorio metterà alla luce anche le criticità residue intrinseche del territorio interessato dal giacimento di Collesanto (lo stesso su cui insiste la diga del lago di Bomba), che troveranno finalmente una soluzione tecnica adeguata, anziché rimanere oggetto di mere discussioni apodittiche senza mai essere affrontate».

«Il gnl carburante della transizione a disposizione delle aziene»
Il responsabile del sito minerario di Collesanto, oltre a definire il gnl «carburante della transizione, perché può sostituire combustibili come carbone e petrolio garantendo una maggiore sicurezza energetica», richiama il protocollo d’intesa firmato con Confindustria Abruzzo Medio Adriatico che, una volta completato l’iter autorizzativo, punta a definire le condizioni tecniche ed economiche per la futura fornitura di gas naturale liquefatto alle aziende della Val di Sangro [LEGGI].
«LNEnergy, insieme a tutte le società partner coinvolte nel progetto – dice Di Luca – riconosce da subito una importante priorità commerciale, laddove compatibile con il quadro regolatorio e con la fattibilità tecnica delle varie forniture del gnl prodotto dal giacimento gas di Collesanto, alle imprese energivore insediate o in corso di insediamento nel nucleo industriale della Val di Sangro e in via ulteriormente preferenziale tra queste a quelle associate a Confindustria Abruzzo Medio Adriatico».
«Ci siamo prontamente messi a disposizione del tessuto industriale della Val di Sangro e certamente su questo aspetto stiamo lavorando molto per arrivare alle migliori condizioni tecnico-economiche possibili per le imprese che richiederanno questo Gnl per i loro consumi interni».
Il tavolo di concertazione
«Al di là delle pur legittime posizioni di ciascuno a favore o contro il nostro nuovo progetto di sviluppo del giacimento gas di Collesanto – conclude Di Luca – bisogna dare atto alla LNEnergy di aver sempre e comunque cercato il corretto e necessario dialogo con tutte le istituzioni. Già dallo scorso anno la società si è attivata per costituire un tavolo di concertazione con l’Unione Montana dei Comuni del Sangro, che ringraziamo per aver aderito in questo senso. La più recente audizione della società nella conferenza dei capigruppo in consiglio regionale ci ha consentito di allargare anche la concertazione ad un livello pìù alto, quello regionale. Siamo certi che questo sia l’unico modo di procedere per realizzare progetti che hanno importanti ricadute sul territorio».
«Un recente studio condotto dal Centro di ricerca per la valutazione e lo sviluppo socio-economico (CERVAS) dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, promosso nell’ambito di una collaborazione scientifica voluta da Confindustria Abruzzo Medio Adriatico per approfondire i temi della decarbonizzazione e dello sviluppo delle infrastrutture energetiche, ha quantificato gli effetti economici del nostro progetto nel perimetro regionale e italiano, evidenziando l’attivazione di diverse filiere dell’economia regionale e nazionale. Sono stati messi alla luce impatti nominali complessivi stimati molto importanti (attivazione economica totale pari a 328 milioni di euro; occupazione, circa 1.800 unità di lavoro equivalenti di durata annuale; valore aggiunto: circa 122 milioni di euro) considerando solo la spesa complessiva che la società realizzerà e non già gli ulteriori impatti positivi dalla messa a disposizione del Gnl nel tessuto produttivo abruzzese».









