«Nel mito, Icaro si spinse troppo vicino al sole, ignorando i limiti e bruciandosi le ali. È un monito sempre attuale, anche per chi amministra la cosa pubblica: quando si oltrepassano i confini della chiarezza e della trasparenza, si rischia di mettere in discussione la fiducia e l’equilibrio che devono guidare ogni decisione pubblica». Esordiscono così i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia di Vasto, Vincenzo Suriani, Francesco Prospero e Guido Giangiacomo.

I tre esponenti FdI chiedono maggiore chiarezza e trasparenza da parte dell’amministrazione comunale nelle procedure di affidamento dei beni del demanio marittimo come punti ristoro, chioschi, concessioni balneari e trabocchi. «Si tratta di beni che, in base alla normativa nazionale e comunitaria, nonché alla giurisprudenza consolidata del Consiglio di Stato (si veda anche la sentenza del dicembre 2024), devono essere assegnati tramite procedure ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di concorrenza, imparzialità e trasparenza», scrivono in un comunicato.
«Appare invece singolare che l’amministrazione ritenga sufficiente la semplice pubblicazione all’albo pretorio di un’istanza privata per considerare aperta una procedura “comparativa”, equiparandola di fatto a una gara pubblica. Un’interpretazione che suscita perplessità, poiché le due fattispecie (la gara pubblica e l’istanza di parte) sono profondamente diverse per tempi, requisiti e criteri di valutazione. Nelle gare pubbliche, infatti, i criteri di selezione e i punteggi sono stabiliti e resi noti fin dall’inizio, garantendo condizioni uguali per tutti; nelle istanze private, invece, tali elementi emergono solo successivamente, e solo nel caso in cui vi siano domande concorrenti».

«A rendere la situazione ancor più discutibile è la gestione dei tempi: alcune domande presentate nel 2022 risultano evase solo nel 2025, anche in assenza di istanze concorrenti, mentre in altri casi, dove le domande in concorrenza ci sono state, tutto sembra essersi arenato. Nel frattempo, il contesto normativo è mutato: il Piano di Utilizzo dell’Arenile (Pan), allora vigente e approvato, prevedeva 18 punti ristoro o chioschi; oggi, a seguito di una revisione ancora in fase di approvazione e oggetto di osservazioni, il quadro di riferimento è profondamente cambiato, anche sotto il profilo economico e gestionale».
In tale contesto, sorprende il silenzio degli assessori competenti, dai quali sarebbe lecito attendersi una presa di posizione o almeno una spiegazione sull’operato degli uffici e sui criteri adottati. Una città che non garantisce regole chiare e uguali per tutti rischia di alimentare confusione e sfiducia. Per questo, riteniamo necessario che l’amministrazione comunale attenda la definizione del nuovo Pan e, successivamente, proceda con gare pubbliche regolari e trasparenti, nel pieno rispetto delle norme, evitando che iniziative private possano precedere o condizionare le scelte pubbliche. Solo così si potrà restituire ai cittadini la certezza della legalità e della parità di trattamento».









