È aperto il dibattito sul Prg commissariato di San Salvo con quattro consiglieri di opposizione che annunciano battaglia affinché la relativa delibera del consiglio comunale sia ritirata in autotutela. Fabio Travaglini, Nicola Argirò, Alfonso Di Toro e Giancarlo Lippis ieri, in conferenza stampa, sono tornati sull’argomento che già aveva acceso l’assise civica.
La maggioranza ha votato a favore della nomina (tutti i membri di opposizione, compreso il Pd, in occasione del voto in aula sono usciti), da parte della Regione, di un commissario ad acta che porti a compimento il nuovo piano regolatore. La scelta è stata motivata con l’impossibilità di avere le autocertificazioni di tutti i consiglieri sulla consistenza delle proprietà immobiliari propria e dei parenti fino al quarto grado, passo preliminare necessario.

Travaglini, che aveva ha eseguito un accesso agli atti, smonta questa versione dicendo che «tutti i consiglieri comunali di minoranza hanno prodotto le certificazioni», oltre a ricordare che . «questi documenti possono essere presentati oppure acquisiti d’ufficio dall’ente». Secondo i quattro consiglieri di minoranza, quindi, dietro la scelta di nominare un commissario ci sarebbe la volontà di evitare la discussione in consiglio e non le responsabilità addebitate alle opposizione, per questo chiedono l’intervento del prefetto di Chieti annunciando il ricorso agli organi preposti.
Anche il Psi di San Salvo, in una nota di oggi, si schiera con i quattro consiglieri: «Quando uno strumento democratico come l’assise comunale viene svuotato dei suoi poteri con pretesti falsi o discutibili, si arreca un danno all’intera comunità. Escludere il consiglio comunale dal processo decisionale e dal voto su un atto di tale portata, senza motivazioni inoppugnabili e trasparenti, rappresenta un pericoloso scivolamento verso un accentramento del potere che mortifica la democrazia. Va ricordato che il commissario ad acta può essere nominato dal prefetto, in accordo con il Provveditorato regionale alle opere pubbliche, solo in presenza di inerzia amministrativa o inadempienza accertata da parte del Comune, e solo dopo la scadenza dei termini previsti dalla legge. La democrazia non può essere sospesa e non può essere manipolata per scavalcare gli organi elettivi».