Stellantis investe 13 miliardi negli Usa per oltre 5mila posti di lavoro. Lunedì l’incontro Filosa-sindacati

Stellantis investirà 13 miliardi di dollari per sostenere la crescita negli Stati Uniti. Ad annunciarlo è stata la stessa casa automobilistica con un comunicato sul proprio sito ufficiale. L’obiettivo è la creazione di oltre 5mila posti di lavoro negli stabilimenti in Illinois, Ohio, Michigan e Indiana.

Antonio Filosa

Si tratta del maggior investimento della storia dell’azienda negli Stati Uniti. Grazie a tale decisione, è prevista la riapertura dello stabilimento di Belvidere (in Illinois) per la produzione di due nuovi modelli di Jeep. Per quanto riguarda gli altri siti coinvolti, un nuovo pick-up di medie dimensioni sarà assemblato a Toledo (Ohio), lo stabilimento di Warren (Michigan) sarà destinato un nuovo Suv di grandi dimensioni, a Detroit si produrrà la prossima generazione di Dodge Durango e a Kokomo (Indiana) il nuovo motore Gmet4 Evo.

L’azienda ha spiegato che è necessario «far crescere le proprie operazioni in un mercato fondamentale come quello degli Stati Uniti e aumentare gli impianti produttivi nazionali». L’investimento aumenterà la produzione annuale di veicoli finiti del 50% rispetto ai livelli attuali.

“Questo investimento negli Stati Uniti stimolerà la nostra crescita, rafforzerà i nostri impianti produttivi e porterà più posti di lavoro americani negli Stati che consideriamo la nostra casa – ha dichiarato Antonio Filosa, CEO di Stellantis – Accelerare la crescita negli Stati Uniti è stata una priorità assoluta fin dal mio primo giorno. Il successo in America non è solo un bene per Stellantis negli Stati Uniti, ma ci rende più forti ovunque».
A luglio, la stessa Stellantis ha annunciato l’ampliamento dello stabilimento di Kenitra, in Marocco, per un intervento da 1,2 miliardi di euro per la produzione anche di alcuni modelli trasferiti dall’Europa.

Antonio Filosa e John Elkann

Inevitabili le reazioni non proprio entusiastiche dei sindacati italiani alle prese con vertenze, produzione a rilento e ammortizzatori sociali nei vari stabilimenti del Paese. Ad esempio, pur ribadendo la centralità del sito di Atessa, nell’ex Sevel i dipendenti sono tutelati dai contratti di solidarietà entrati in vigore dopo un anno di cassa integrazione. La cassa integrazione copre anche i lavoratori dell’ex Fiat di Termoli dove ormai sembra chiuso in un cassetto il progetto di riconversione della fabbrica in gigafactory, cioè stabilimento per la produzione di batterie per auto elettriche.

Alle porte c’è l’incontro di lunedì 20 ottobre tra Filosa e sindacati. Sarà l’occasione per fare il punto sui programmi futuri in Italia con il nuovo gruppo dirigente.

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