Carcere, internato brucia il materasso. Notarangelo (Uil): «Vorremmo tornare a casa sani e salvi»

Dall’ennesimo gesto pericoloso nel carcere di Vasto scaturisce il nuovo grido d’allarme dei rappresentanti degli agenti di polizia penitenziaria. Un internato ha dato fuoco al materasso della sua stanza, gli agenti sono intervenuti prontamente ad evitare il peggio. Giovanni Noratangelo, rappresentante locale del Gau (gruppo di azione Uil), torna a lanciare un allarme finora rimasto inascoltato.

Vasto: la casa lavoro di Torre Sinello

«Perché continuare con questo stillicidio, perché continuare ad affermare che l’istituto vastese è una Casa lavoro, di fatti non lo è, non lo è mai stato e non lo sarà mai, ormai dal lontano aprile del 2013?, chiede in un comunicato.

«Se la politica non si convince che la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari non ha avuto quell’effetto sperato o desiderato, allora si continuerà a parlare, a denunciare i fatti di cronaca che non hanno nulla a che vedere con l’articolo 27 comma 3 della Costituzione Italiana e, che il corpo di polizia penitenziaria di stanza a Torre Sinello, ridotto all’osso, vista la gravissima carenza di agenti rispetto alla pianta organica prevista, continua nonostante tutto ad assicurare quel minimo di sicurezza residua rimasta, ma gli stessi agenti tutto fanno tranne i propri compiti istituzionali assegnati da una legge, la numero 395 del 1990. Ultimo evento critico che questa segreteria locale vuole giustamente portare a conoscenza risale alle sera del 17/09/2025 nel turno 16/24:10, difatti un internato di origine straniera, proveniente da una R.E.M.S. (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, n.d.r.), ha appiccato fuoco al materasso della propria camera di pernottamento, solo la prontezza, la professionalità e l’abnegazione verso un lavoro complesso e difficile del poco personale presente hanno fatto in modo che oggi non si racconti un fatto di cronaca ben più grave. L’internato ha messo in serio pericolo la propria vita, quelle del personale di polizia penitenziaria, del personale sanitario e di tutti gli internati presenti nei piani detentivi. Perché non riaprire gli O.P.G. (ospedali psichiatrici giudiziari. n.d.r.) visto che le strutture come le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, a cui gli internati sono sottoposti rispedisce un internato psichiatrico nella casa lavoro di Vasto ormai mascherata in un vero ospedale pschiatrico giudiziario. È solo l’ultimo caso denunciato che si va a sommare a tutti gli altri puntualmente denunciati da questa organizzazione sindacale, cosa aspettare ancora? Il personale di custodia, come tutti gli operatori, funzionari giuridici pedagogici, medici, infermieri, psichiatrici e tanti altri professionisti che prestano servizio all’interno dell’Istituto avranno diritto di poter svolgere con serenità il proprio lavoro? Ma soprattutto – conclude Notarangelo – tornare a casa sani e salvi».

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