Domenica 17 agosto, a Guardiagrele, si è tenuta la cerimonia di premiazione del Concorso di poesia dialettale abruzzese “Modesto Della Porta” che ha visto ottimi riconoscimenti per tre alunni della Scuola secondaria di primo grado di Gissi, premiati nella loro sezione dal tema La speranza di un dono.
La manifestazione, arrivata alla 38ª edizione, è organizzata dall’ente Mostra dell’artigianato artistico abruzzese e dall’Avis comunale di Guardiagrele per «valorizzare la nobiltà del dialetto, rilevante patrimonio di cultura e strumento di identità, per la promozione sociale, per la diffusione e per la valorizzazione del concetto di “artigianato della parola” e per la conservazione e l’approfondimento delle tematiche legate alla lingua dialettale abruzzese».

Il concorso nazionale premia poesie scritte in dialetto da autori italiani e stranieri con sezioni riservate anche agli studenti delle scuole abruzzesi. Gli alunni delle classi seconde della scuola secondaria di primo grado di Gissi, nel mese di maggio, hanno svolto un laboratorio di poesia dialettale con il concittadino e autore Domenico Di Ciero elaborando diverse liriche e alcuni di loro hanno prodotto composizioni in dialetto per la partecipazione al concorso.
La giuria, nella sezione dedicata alla Scuola secondaria di primo grado, ha assegnato il primo premio a Paloma Pracilio, il secondo a Noelia Di Francesco e il terzo premio ad Andrea Pachioli, alunni delle classi seconde sella Scuola di Gissi. «Grande la soddisfazione per il brillante risultato, un’immensa gratitudine all’organizzazione del Premio e un sentito ringraziamento a Domenico Di Ciero per aver favorito la partecipazione al concorso e per aver trasmesso degli insegnamenti importanti sulla composizione poetica in dialetto».
Le poesie premiate
IL COMPAGNO DELLA STAGIONE (Paloma Pracilio, IIB)
Ogni giorno di Primavera
mi ritrovo con una persona sincera.
Tra i raggi del sole dell’Estate
con un giovane ho trascorso belle serate.
In mezzo alla tristezza dell’Autunno
si nasconde la fortuna tra le fronde.
Tutto il freddo dell’Inverno
non cancella il calore interiore.
Alla fine dell’anno ci guadagno
mi sono fatto un compagno.
Tutti li jurne di la primavère
m’aritrove nghi na pirsona sincère.
Tra li raggie de lu sole d’istàte
nghi nu uajone so passate bbelle siràte.
N’mezz’a la tristezze di l’autùnne
s’annasconne la furtune tra li frunne.
Tutte lu fredde di l’immèrne
nin cancelle lu calore ‘ntèrne.
A la fine di ll’anne ci uadàgne
mi so fatte nu cumbàgne.
L’ETERNA COMPAGNIA (Noelia Di Francesco, IIB)
Quando uno nasce, sta con i genitori,
incomincia la vita piena di colori.
Da fanciullo, quando il pensiero vola,
l’innocenza non lo lascia mai solo.
Con la gioventù la paura di stare in mezzo alla gente,
si trova sempre qualcuno che ti fa stare contento.
Diventi adulto e si lascia la compagnia
si pensa al futuro, nasce una famiglia.
Parliamo di quando si diventa anziani:
un sorriso è il regalo più bello!
Canda une nasce, sta nghi li giniture,
ncumenze la vite chiene di chilure.
Da quatrare, canda li pinzire vole,
l’innucenze nni lande maje da sole.
Nghi la giuvindù la paure di sta nmezz’a a la ggende,
si trove sembre cacchidune ca ti fa sta cundende.
Divinde grosse e si lande la cumbagnije
si penze a lu future, nasce na famije.
Parlame di canda si vicchiarelle:
nu surrise è lu rijale cchiù bbelle!
NATALE (Andrea Pachioli, IIA)
Quando ero un bambino
a Natale si aspettava un regalo,
per il ricco e per il povero
ci stava sempre qualcosa.
Ora che sono un vecchietto
a Natale tutti regali sciocchi.
La Vigilia tutti a sperare
che la mattina dopo si metta a nevicare,
ci stava aria di festa e di allegria
e si festeggiava tutti in famiglia.
Una volta si aspettava il trenino
ora si pensa solo al telefonino.
Cand’ere nu quatrare
a Natale aspittave nu rijale,
pi lu ricche e pi lu puhurelle
ci steje sembre caccusarelle.
Mo ca so vicchiarille
a Natale tutti rijile scimarille.
La Vigilie tutt’a spirà
ca la matene dope si mitte nivicà,
ci steje l’arie di fest’e e d’allegrije
si facè feste tuttu quinde ‘n famije.
Nu tembe s’aspittave lu trenine
Mo si penze sol’a lu telefonine.