L’arresto del brigante Giuseppe Pomponio e dei membri della sua banda portano centinaia di visitatori nel centro storico di Furci. È andata in scena ieri l’iniziativa culturale organizzata dall’Archeoclub di Furci che riaccende i riflettori sulle drammatiche vicende della banda Pomponio-D’Alena che imperversò nel Vastese per circa nove anni tra il 1860 e il 1870 prima della cattura del suo massimo esponente da parte del capitano Chiaffredo Bergia, inviato in zona dopo l’uccisione di Luigi Ciavatta a San Salvo (capitano della milizia) e il rapimento di Gaetano Franceschelli (discendente dei baroni di Montazzoli).
Circa 40 i figuranti reclutati dall’associazione della presidente Giusy Mazzella. I volontari dell’Archeoclub ha condotto studi su documenti originali, un impegno, non senza difficoltà, che ha permesso di «sfatare miti», come nelle parole di Mazzella, e raccontare i fatti. Importante il lavoro della giovane associazione che ha come obiettivo far conoscere quella tragica pagina di storia locale promuovendo anche il paese e il territorio. Le vicende sono narrate in coinvolgenti scene recitate in alcune location allestite nel centro storico del paese. L’ultima è proprio quella in cui, dopo l’arresto, Pomponio trovò la morte: la torre medievale dove è stata realizzata un’installazione immersiva che racconta la storia della banda (visitabile ogni sabato su prenotazione al 388 151 6092) .

A impersonare i due principali protagonisti sono stati Danilo Masciantonio (di Liscia proprio come Pomponio) e Gianluca Benedetti nei panni di Bergia. A fine serata si sono contati circa 900 ingressi.
Un esempio, quello dell’Archeoclub di Furci, di come attingendo al proprio patrimonio immateriale si possa promuovere e fare cultura nei piccoli comuni dell’entroterra vastese facendoli scoprire (o riscoprire) al grande pubblico.