Un’improvvisa fumata nera. Dopo mesi di attesa e numerosi rinvii per l’integrazione di documenti, il Governo ha esercitato la golden power con parere negativo nei confronti di Tekne Spa, ritenuta di «interesse nazionale, di primo livello, importante per la nazione». «Una decisione che stupisce e solleva forti perplessità sul futuro di un’eccellenza produttiva abruzzese», commenta a caldo la Fiom Cgil che ripercorre la vertenza.

«Per ben 90 giorni rispetto ai 45 previsti, siamo rimasti con il fiato sospeso e un’ operazione di vendita di una parte delle azioni ad un nuovo socio americano, che tutti immaginavano per conclusa, che avrebbe generato la risoluzione definitiva della crisi aziendale è stata bloccata. Tekne, pur non avendo le dimensioni di altre blasonate aziende italiane, è una realtà importante del nostro territorio, che negli ultimi anni ha visto una crescita talmente esponenziale da generarne la crisi non di certo per mancanza di commesse».
«Nonostante le difficoltà passate, l’azienda dopo gli scontri avuti anche con noi ha voltato pagina e ha a recuperato il debito verso i lavoratori, ha presentato un piano di rientro per banche e fornitori (già avviato), ha trovato un partner solido e ha rafforzato il proprio organico. Oggi la Tekne è tornata ad occupare quasi 200 dipendenti dopo essere scesa durante la crisi a 145 con la prospettiva di ulteriori 40 assunzioni entro breve. Tekne aveva ritrovato la stabilità e la fiducia grazie anche a importanti commesse che ne garantiscono la continuità produttiva per oltre dieci anni, sulla scia di queste anche l’acquisto di un ulteriore stabilimento sempre nella zona ortonese».

Per il sindacato le decisioni del Governo palesano una grave incoerenza: «Mentre per Tekne, un’azienda che opera in un settore di interesse nazionale (come evidenziato dalla motivazione stessa dell’intervento governativo), è stata usata la golden power che di fatto blocca un’operazione di salvataggio, per altre realtà di dimensioni ancor più rilevanti si è permesso il passaggio di proprietà ad altri soggetti nel silenzio più totale e alla faccia del più volte dichiarato nazionalismo a vantaggio di gruppi spesso stranieri».
La Fiom Cgil quindi cita come esempi: «Iveco, passata alla Tata Motors, azienda indiana che fra l’altro si spera continuerà a fornire le basi alla Iveco Defence (ceduta a Leonardo) così come alla Tekne per una parte delle proprie produzioni. Esplodenti Sabino, ceduta ad Arca Defense Italy, azienda turca. Piaggio Aerospace, anch’essa ceduta ai turchi di Baykar. E potremmo continuare con i casi di Edison, Tim, Ducati, Lamborghini, Magneti Marelli, Fiat, Ansaldo Breda e molti altri».
Il sindacato ha quindi chiesto un incontro urgente a Tekne e all’amministratore delegato, Ambrogio D’Arrezzo: «L’azienda ha tenuto a rassicurarci, ha dichiarato che le attività continueranno normalmente, che il piano di rientro dei debiti verso i lavoratori è terminato con successo e che il programma di azzeramento dei debiti verso banche e fornitori continuerà senza nessun problema e che si erano già messi al sicuro prevedendo un piano B nel caso si fosse registrato un parere negativo della golden power».
Dopo l’incontro, il sindacato ha scritto a prefetto di Chieti e Regione per sollecitare il loro intervento e chiedendo al Governo «una soluzione alternativa concreta e in tempi rapidi per salvaguardare l’occupazione abruzzese, un’eccellenza abruzzese e le professionalità maturate. Se Tekne è di interesse nazionale, il Governo deve dimostrarlo con i fatti».
Oggi è in programma un’assemblea dei lavoratori, «Il timore per l’occupazione è altissimo. Non possiamo accettare che le scelte politiche mettano a repentaglio il futuro di 190 famiglie e vanifichino gli sforzi fatti dai lavoratori e dall’azienda per uscire dalla crisi».