«Andrò di buon grado in commissione di Vigilanza. La convocazione mi permetterà di chiarire che la nostra azienda non nega farmaci ai malati oncologici né mette a rischio il percorso di cura». Il direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Mauro Palmieri, interviene dopo le polemiche dentro e fuori il consiglio regionale (dov’è andato in scena un duro scontro tra Marco Marsilio e l’opposizione) sulla mancanza di farmaci per le terapie oncologiche.
In particolare, Palmieri replica al caso della paziente di Chieti: «Ho effettuato una verifica attenta con la farmacia aziendale dalla quale è emerso che la continuità terapeutica è garantita per i pazienti già in trattamento, e che per i nuovi la somministrazione è stata già programmata. Nello specifico: una preparazione di immunoterapia è stata richiesta venerdì 1° agosto, e l’infusione avverrà regolarmente in questi giorni. Quanto poi all’anticorpo monoclonale prescritto alle donne affette da tumore al seno che devono iniziare la terapia, è stato già riaggiornato il contratto con l’azienda farmaceutica perché l’incremento importante e improvviso della domanda aveva esaurito la capienza economica. Si tratta di un farmaco attualmente impiegato in modo massiccio, diversamente dal passato recente in cui le prescrizioni erano più limitate, generando un’esplosione della domanda. Pertanto le nuove richieste per le pazienti prese in carico che devono iniziare i trattamenti, molte delle quali appartenenti ad altre Asl, hanno superato il budget contrattualizzato con la casa farmaceutica. La rimodulazione del contratto è stata comunque prontamente effettuata e le cure sono già programmate, oltre che garantite».

«Guardando al futuro, anche immediato, al fine di scongiurare il ripetersi di situazioni fotocopia che generano timori e incertezze nei pazienti, ho chiesto a farmacisti e al settore acquisti dell’azienda di rivedere la procedura amministrativa affinché l’acquisizione di farmaci non sia mai pregiudicata dai vincoli burocratici. Tengo comunque a ribadire che la continuità terapeutica e l’accesso alle cure non sono negate, né a rischio. Vale per tutti i pazienti, e men che mai potremmo agire a danno degli oncologici. La fiducia degli utenti è un valore troppo importante, che desideriamo preservare a ogni costo e con l’impegno quotidiano».
Per quanto riguarda il caso dell’ospedale di Vasto, la stessa Asl afferma che il paziente, ora, è stato convocato per domani.

In mattinata anche Nicoletta Verì, assessora regionale alla Salute, è intervenuta sul caso-farmaci: «Per quanto riguarda il CellCept, farmaco destinato ai pazienti trapiantati e attualmente non disponibile nella versione a marchio originale, ma solo come generico, la realtà è che la casa farmaceutica produttrice non ha partecipato alla gara regionale per la fornitura del medicinale. Di conseguenza, la fornitura ordinaria in Dpc (la distribuzione per conto, che viene effettuata nelle farmacie territoriali) viene garantita tramite l’aggiudicazione e la disponibilità del principio attivo equivalente generico (micofenolato). Per i pazienti già in trattamento, che manifestino una documentata intolleranza o reazioni avverse al principio attivo generico certificate dal medico prescrittore, si sta già provvedendo all’acquisto diretto del CellCept dalla casa farmaceutica».
«La normativa vigente, sia nazionale che statale – spiega l’assessora – incentiva l’uso dei farmaci generici, trattandosi di specialità in commercio da decenni, con brevetto scaduto e con medesima efficacia riconosciuta sia da Ema che da Aifa. Un orientamento che contempera la tutela della salute dei cittadini e la sostenibilità della spesa pubblica. In ogni caso, se il paziente ha particolari intolleranze, il medico prescrittore può sempre attestare l’insostituibilità».
«E un’ultima puntualizzazione – conclude Verì – è doveroso farla per le numerose segnalazioni che continuano a circolare sulla circostanza che ai pazienti ricoverati in ospedale venga chiesto di portare da casa i medicinali che utilizzano per la propria terapia. Vorrei ricordare che quei farmaci vengono erogati sempre dal servizio sanitario regionale e pagati con fondi pubblici, oltre all’opportunità di proseguire una terapia in corso con gli stessi medicinali già in uso. Non vedo dunque cosa ci sia di disdicevole o scandaloso in una simile richiesta, che va nella giusta direzione di evitare sprechi in un settore delicato come quello della salute dove ogni risorsa, anche la più piccola, è preziosa».