
Arrivare dall’altra parte del mondo e sentirsi a casa. Entrare nell’Expo di Osaka e immergersi in un suggestivo borgo abruzzese. La settimana dell’Abruzzo nel Padiglione Italia ha avuto un impatto visivo sorprendente per migliaia di visitatori.

«L’anima di una terra, non sempre la si scorge da uno stesso punto di vista»: così lo studio Cultural Cloud s.c.a.r.l. di Lanciano sintetizza il concetto alla base di un minuzioso lavoro di ideazione, progettazione e allestimento degli spazi che ha consentito accogliere, dal 15 al 21 giugno, eventi e iniziative finalizzate a promuovere e valorizzare agli occhi del mondo le eccellenze e le specificità dell’Abruzzo su iniziativa del Commissariato Expo 2025 della Regione.

«Per narrare l’Abruzzo – spiegano gli architetti Dante Antonucci, Laura Crognale e Susanna Ferrini – abbiamo immaginato un racconto che possa comprendere la molteplicità dei punti di vista e, come nel Rinascimento italiano, la visione diventa un elemento di narrativa fondamentale. Paesaggi di quotidiana bellezza sono stati raccontati attraverso proiezioni di forte impatto e teatralità, immaginando un osservatore sospeso tra le facciate dei borghi eterni del territorio abruzzese. Le scene della vita quotidiane si intrecciano ai valori di una terra incantata che, come se fossimo nello sguardo di Escher, diventano ricche di effetti ottici, paesaggi illusionistici e prospettive invertite».

«Il punto di vista diventa un elemento fondamentale per interpretare la cultura di un luogo, così come la bellezza della percezione nasce dall’insolita relazione tra le cose. Narrativa di proporzioni a contrasto, grande-piccolo, lento-veloce, eterno-ciclico, in un costante ritmo che trattiene la singolare alternanza di culture lontane attraverso le forme della tradizione che vengono scomposte e ricomposte in una partitura inedita tra tridimensionalità e ologrammi mescolate a visioni reali che raccontano la lunga storia della manualità abruzzese tramandata nell’artigianato e nelle arti della cultura popolare».

Il tutto corredato da foto e immagini dei vastesi Massimo Molino e Nicola Cinquina. «Ogni segmento della facciata – spiega l’architetta Crognale – è composto da un frammento di un borgo diverso. All’interno del paesaggio abbiamo voluto rintracciare luoghi meno conosciuti, includendo i luoghi del cuore Fai». Spazio anche all’antica maestria artigiana: «Abbiamo ricostruito la storia della Presentosa, emblema dell’artigianato abruzzese insieme alla coperta di Taranta Peligna».

Il padiglione è stato completato cilindri olografici raffiguranti ceramiche e reperti archeologici, sovrastati da rosoni in parte reali, in parte creati con l’intelligenza artificiale. Un insieme di elementi sapientemente combinati per mostrare al mondo un saggio del patrimonio naturalistico, storico e culturale dell’Abruzzo.
